venerdì 31 luglio 2009

Eckhart Tolle

Un'esperienza di Illuminazione
Da: "Il potere di adesso" di Eckhart Tolle

“Fino al mio trentesimo anno di età ho vissuto in uno stato di ansia quasi continua intervallato da periodi di depressione suicida. Adesso mi sembra di parlare di qualche vita passata o della vita di qualcun altro.Una notte, non molto dopo il mio ventinovesimo compleanno, mi svegliai nelle ore piccole con una sensazione di terrore assoluto. Molte altre volte mi ero destato con una tale sensazione, ma in quella circostanza era più intensa che mai. Il silenzio della notte, i vaghi contorni dei mobili nella stanza buia, il rumore lontano di un treno in corsa: tutto sembrava così estraneo, così ostile e così totalmente privo di senso da provocarmi un profondo disgusto per il mondo. La cosa più disgustosa di tutte era però la mia esistenza. Che senso aveva continuare a vivere con questo fardello di infelicità? Perché proseguire questa lotta ininterrotta? Sentivo che una profonda brama di annullamento, di inesistenza, diveniva molto più intensa del desiderio istintivo di continuare a vivere.“Non posso più vivere con me stesso”. Era questo il pensiero che continuava a ripetersi nella mia mente. Poi all’improvviso mi resi conto di quanto fosse strano.“Io sono uno o due? Se non posso vivere con me stesso devono esserci due me: “io” e il “sé” con cui “io” non può più vivere“. “Forse”, pensai, “soltanto uno dei due è reale”. Rimasi così stordito da questa strana cosa di cui mi ero reso conto che la mente mi si fermò. Ero del tutto cosciente, ma non vi erano più pensieri. Quindi mi sentii attirato dentro quello che sembrava come un vortice di energia. Era un moto inizialmente lento e poi accelerato. Fui colto da una paura intensa e il mio corpo si mise a tremare. Udii le parole “non opporre resistenza” come se fossero state pronunciate dentro il mio petto. Mi sentivo risucchiare in un vuoto che sembrava essere dentro di me anziché al di fuori. Improvvisamente non ebbi più paura e mi lasciai cadere in quel vuoto. Non ricordo che cosa accadde dopo. Fui svegliato dal cinguettio di un uccello fuori dalla finestra. Non avevo mai udito un suono simile. Avevo ancora gli occhi chiusi e vedevo l’immagine di un diamante meraviglioso. Sì, se un diamante potesse emettere un suono, sarebbe come quello che udivo io. Aprii gli occhi. Le prime luci dell’alba filtravano fra le tende. Senza pensarci, sentivo, sapevo che nella luce vi è infinitamente di più di quanto noi ci rendiamo conto. Quella luminosità morbida che filtrava attraverso le tende era l’amore stesso. Mi vennero le lacrime agli occhi. Mi alzai e mi aggirai per la stanza. Riconoscevo la camera, eppure capii di non averla mai vista veramente prima d’allora. Tutto era nuovo e incontaminato, come se fosse appena venuto alla luce. Presi in mano alcuni oggetti, una matita, una bottiglia vuota, meravigliandomi della bellezza e della vitalità di tutte le cose.Quel giorno passeggiai per la città pieno di stupore per il miracolo della vita sulla terra, come se fossi appena venuto al mondo. Per i successivi cinque mesi vissi in uno stato ininterrotto di profonda pace e beatitudine. In seguito l’intensità di tale sensazione diminuì o forse non era che una mia impressione perché era diventata la mia condizione naturale. Sapevo ancora darmi da fare nel mondo, ma capivo che niente di ciò che potevo 'fare' avrebbe aggiunto alcunché a ciò che già possedevo. Sapevo naturalmente che mi era accaduto qualcosa di profondamente significativo, ma non lo capivo affatto. Soltanto diversi ani più tardi, dopo aver letto testi di argomento spirituale e avere trascorso del tempo con maestri spirituali, mi resi conto che ciò che tutti cercavano a me era già successo. Capii che l’intensa pressione della sofferenza di quella notte doveva avere costretto la mia coscienza ad abbandonare la sua identificazione con il sé infelice e profondamente timoroso, che in definitiva è un’invenzione della mente. Tale abbandono doveva essere stato così completo che questo sé falso e sofferente era crollato subito, come un giocattolo gonfiabile a cui fosse stato tolto il tappo. Allora, ciò che rimaneva era la mia vera natura di onnipresente 'io sono': consapevolezza allo stato puro prima dell’identificazione con la forma. In seguito imparai anche a entrare in quel regno interiore senza tempo e senza morte che in origine avevo percepito come un vuoto e a rimanere pienamente consapevole. Dimoravo in stati di beatitudine e di sacralità indescrivibili, al cui confronto perfino l’esperienza originaria che ho appena descritto impallidisce. Giunse un momento in cui per un certo periodo non mi rimase nulla sul piano fisico. Non avevo rapporti umani, né lavoro, né casa, né identità socialmente definita. Trascorsi quasi due anni seduto sulle panchine dei parchi in uno stato di gioia intensissima.Ma anche le esperienze più belle finiscono. Forse più importante di qualunque esperienza è però quel senso profondo di pace che da allora non mi ha più abbandonato. Talvolta è molto forte, quasi palpabile, e anche altri riescono a percepirlo. Altre volte sta da qualche parte in sottofondo, come una melodia lontana.In seguito qualcuno cominciò a venire da me a dirmi:
“Voglio quello che hai tu. Puoi darmelo o mostrarmi come si fa ad averlo?”.E io rispondevo:
“Ce l’hai già. Non lo percepisci perché la tua mente fa troppo rumore”.

L'illuminazione - E. Tolle

1. ESSERE E ILLUMINAZIONE

C'è una Unica Vita eterna e onnipresente al di là delle innumerevoli forme di vita che sono
soggette a nascita e morte. Molte persone usano la parole Dio per descriverla; io spesso la
chiamo Essere. La parola Essere non spiega niente, ma d'altronde nemmeno la parola Dio.
Essere, però, ha il vantaggio di essere un concetto aperto. Non riduce l'invisibile infinito a un'
entità finita. È impossibile formarsene un'immagine mentale. Nessuno può rivendicare un
possesso esclusivo dell'Essere. È la vostra vera presenza e vi è immediatamente accessibile
in quanto sensazione della vostra propria Presenza. Per questo vi è soltanto un piccolo
passo dalla parola Essere all' esperienza dell'Essere.
L'ESSERE NON È SOLO OLTRE, MA ANCHE PROFONDAMENTE DENTRO ogni forma come la sua più profonda, invisibile e indistruttibile essenza. Questo significa che è accessibile a voi, Adesso, come il vostro sé più profondo, come la vostra vera natura. Ma non cercate di afferrarlo con la mente. Non provate a comprenderlo. Potete conoscerlo solo quando la mente è tranquilla. Quando siete presenti, quando la vostra attenzione è pienamente e intensamente nell' Adesso, l'Essere può essere sentito, ma non può mai essere compreso mentalmente.
Riacquistare la consapevolezza dell'Essere e dimorare in quello stato di «realizzazione
intuitiva» è l'illuminazione.
Il termine illuminazione evoca l'idea di qualche impresa sovrumana, e l'ego vuole che resti
così, ma è semplicemente il vostro stato naturale di unione con l'Essere quando viene
percepito. È uno stato di connessione con qualcosa di incommensurabile e di indistruttibile,
qualcosa che in modo quasi paradossale è essenzialmente voi, eppure è molto più grande di
voi. Significa trovare la vostra vera natura al di là del nome e della forma.
L'incapacità di percepire questo stato di connessione dà origine all'illusione della
separazione, da voi stessi e dal mondo che vi circonda. Allora percepite voi stessi, consciamente
o inconsciamente, come un frammento isolato. Nasce così la paura, e il conflitto interiore ed esteriore diventa la norma.
Il più grande ostacolo a sperimentare la realtà della vostra connessione è l'identificazione con
la vostra mente, che fa si che il pensiero diventi compulsivo. Non essere in grado di smettere
di pensare è una condizione spaventosa, ma voi non lo realizzate perché quasi tutti ne
soffrono, cosicché è considerato normale. Questo incessante rumore mentale vi impedisce di
trovare quel regno di quiete interiore che è inseparabile dall'Essere. Crea inoltre un falso sé
mentale che getta un'ombra di paura e sofferenza.
L'identificazione con la vostra mente crea uno schermo opaco di concetti, etichette, immagini,
parole, giudizi e definizioni che blocca ogni vero rapporto personale. Si intromette fra voi e voi
stessi, tra voi e il vostro compagno o compagna, tra voi e la natura, tra voi e Dio. È questo
schermo di pensiero a creare l'illusione di separatezza, l'illusione che vi sia un «tu» e un
«altro» totalmente separato. Allora dimenticate il fatto essenziale che, sotto il livello delle
apparenze fisiche e delle forme separate, voi siete in unione con tutto ciò che esiste.
La mente è uno strumento eccezionale se utilizzata nel modo giusto. Usata nel modo
sbagliato, diventa però molto distruttiva. Per essere più precisi, il punto non è tanto che voi
utilizzate la mente in modo sbagliato, quanto che non la usate affatto. È la mente che vi usa.
Questa è la malattia. Voi credete di essere la vostra mente. Questa è l'illusione. Lo strumento
si è impadronito di voi.
È quasi come foste posseduti senza saperlo, per cui scambiate per voi stessi l'entità che vi
possiede.
L'INIZIO DELLA LIBERTÀ è la realizzazione che voi non siete l'entità che vi possiede, colui che pensa. Saperlo vi consente di osservare tale entità. Nel momento in cui cominciate a osservare colui che pensa, si attiva un più elevato livello di coscienza ...
Allora cominciate a rendervi conto che vi è un vasto regno di intelligenza al di là del pensiero,
che il pensiero è solo un aspetto minuscolo di tale intelligenza. Vi rendete conto, inoltre, che
tutte le cose veramente importanti (bellezza, amore, creatività, gioia, pace interiore) sorgono
al di là della mente.
Incominciate a risvegliarvi.


Dal libro " Come mettere in pratica il potere di adesso " di E Tolle

giovedì 30 luglio 2009

Pain Body - E.Tolle

What is meditation? E. Tolle

Desiderata


Passa tranquillamente tra il rumore e la fretta,
e ricorda quanta pace può esserci nel silenzio.
Finché è possibile senza doverti abbassare,
sii in buoni rapporti con tutte le persone.
Di' la verità con calma e chiarezza; e ascolta gli altri,
anche i noiosi e gli ignoranti;
anche loro hanno una storia da raccontare.
Evita le persone volgari ed aggressive; esse opprimono lo spirito.
Se ti paragoni agli altri, corri il rischio di far crescere in te orgoglio e acredine,
perché sempre ci saranno persone più in basso o più in alto di te.
Gioisci dei tuoi risultati così come dei tuoi progetti.
Conserva l'interesse per il tuo lavoro,
per quanto umile; è ciò che realmente possiedi per cambiare le
sorti del tempo.
Sii prudente nei tuoi affari, perché il mondo è pieno di tranelli.
Ma ciò non acciechi la tua capacità di distinguere la
virtù; molte persone lottano per grandi ideali, e dovunque la vita è
piena di eroismo.
Sii te stesso. Soprattutto non fingere negli affetti e
neppure sii cinico riguardo all'amore; poiché a dispetto di tutte le
aridità e disillusioni esso è perenne come l'erba.
Accetta benevolmente gli ammaestramenti che derivano dall'età,
lasciando con un sorriso sereno le cose della giovinezza.
Coltiva la forza dello spirito per difenderti contro l'improvvisa sfortuna.
Ma non tormentarti con l'immaginazione.
Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine.
Al di là di una disciplina morale, sii gentile con te stesso.
Tu sei figlio dell'universo, non meno degli alberi e delle
stelle; tu hai diritto ad essere qui.
E che ti sia chiaro o no, non vi è dubbio che l'universo ti si stia schiudendo come dovrebbe.
Perciò sii in pace con Dio, comunque tu Lo concepisca, e qualunque siano le tue lotte e le tue
aspirazioni, conserva la pace con la tua anima pur nella rumorosa confusione della vita.
Con tutti i suoi inganni, i lavori ingrati e i sogni infranti, è ancora un mondo stupendo.
Fai attenzione.
Fa di tutto per essere felice.

L'alchimista

Il vecchio mise un po' di brace nuova nel narghilè e aspirò una lunga boccata. Possiedo questo negozio da trent'anni. Conosco i cristalli buoni e quelli cattivi, e so come vanno gli affari in ogni dettaglio. Sono al corrente delle loro dimensioni e del movimento. Se servirai il tè nei cristalli, gli affari aumenteranno. E io, allora, dovrò modificare il mio modo di vivere.
E non è una buona cosa?
Ormai sono abituato alla mia vita. Prima che ci fossi tu, pensavo di avere perduto tanto tempo in uno stesso luogo, mentre tutti i miei amici cambiavano, fallivano o progredivano. Questo mi lasciava una profonda tristezza. Adesso, invece, so che non è proprio così: questo negozio ha le dimensioni che io ho sempre voluto che avesse. Non voglio cambiare, perché non so come cambiare. Ormai sono troppo abituato a me stesso.
Il ragazzo non sapeva che cosa rispondere. Il vecchio, allora, proseguì:
Tu, per me, sei stato una benedizione. E oggi capisco una cosa: qualunque benedizione che non sia accettata, si trasforma in una maledizione. Io non voglio di più dalla vita. E tu mi stai forzando a vedere ricchezze e orizzonti che non ho mai conosciuto. Adesso che li conosco, e che conosco le mie immense possibilità, mi sentirò molto peggio di quanto mi sentissi prima. Perché so che posso avere tutto, ma che non voglio.

Meno male che non ho detto niente al venditore di fiocchi di mais, pensò il ragazzo.
Continuarono a fumare il narghilè per un po' di tempo, mentre il sole si nascondeva. Stavano parlando in arabo, e il ragazzo era soddisfatto di se stesso perché parlava quella lingua. C'era stato un tempo in cui aveva pensato che le pecore avrebbero potuto insegnargli tutto del mondo. Ma le pecore non erano in grado di insegnare l'arabo.
Devono esserci altre cose nel mondo che le pecore non sono in grado di insegnare, pensò il ragazzo, mentre guardava il Mercante in silenzio. Perché loro cercano soltanto acqua e cibo. Penso che non siano loro a insegnare: sono io ad apprendere.
Maktub, disse infine il mercante.
Che cosa significa?
Dovresti essere nato arabo per capirlo, rispose lui. Ma la traduzione sarebbe pressappoco "come è scritto".
E mentre spegneva le braci del narghilè, disse al ragazzo che poteva cominciare a vendere il tè nei vasi di cristallo. A volte è impossibile trattenere il corso della vita.

Illusioni, Richard Bach

“ "Maestro", ” egli disse “ "voglio essere amato, sono buono, faccio agli altri quello che vorrei
facessero a me, ma ancora non ho alcun amico e sono completamente solo." Come risponderesti a
questa domanda? ”
“ E chi lo sa? ” risposi. “ Non ho la più pallida idea di quello che dovrei dirti. ”
“ COSA? ”
“Soltanto un po' di umorismo, Don, per ravvivare la serata. Una piccola, innocua variante, tutto qui. ”
“ Faresti meglio a stare molto attento riguardo al modo di ravvivare le serate. I problemi non sono
scherzi e giochetti per le persone che si rivolgono a te, a meno che non siano molto progredite esse
stesse, e quelle sanno di essere i propri Messia. Le risposte ti sono state fornite, e dunque dalle. Prova
la solfa "E chi lo sa?" e vedrai con quale rapidità la folla può bruciare un uomo sul rogo. ”
Mi ersi fieramente. “ O assetato di verità, tu ti rivolgi a me per avere una risposta, e io ti rispondo. La
Regola Aurea non funziona. Ti piacerebbe incontrare un masochista che facesse agli altri quanto
vorrebbe fosse fatto a lui? O un fedele del Dio Coccodrillo che anela all'onore di essere gettato vivo
nella fossa? Anche il samaritano che diede l'avvio a tutta questa faccenda... che cosa lo indusse a
pensare che l'uomo da lui trovato disteso al margine. della strada volesse unguenti sulle proprie ferite?
E se l'uomo avesse utilizzato quei momenti di tranquillità per guarirsi spiritualmente, esultando a causa
della sfida 'implicita nella cosa? ” Il ragionamento sembrava persuasivo, almeno a me.
“ Anche se la regola venisse modificata così: Fa' agli altri ciò che vogliono sia loro fatto, non possiamo
sapere di nessuno, tranne che di noi stessi, che cosa voglia. Ecco invece ciò che la regola significa, e
come possiamo applicarla onestamente: Fa' agli altri quello che sinceramente senti di dover fare. Se
incontri un masochista e ti attieni a questa regola, non devi fustigarlo con la sua frusta soltanto perché
ciò è quanto egli vorrebbe che gli facessi. Né ti senti più in dovere di gettare il fedele ai coccodrilli. ”
Lo guardai. “ Troppo verboso? ”
“ Come sempre, Richard, perderai il novanta per cento dei tuoi ascoltatori se non impari a essere
conciso! ”
“ Be', che cosa c'è di male se perdo il novanta per cento dei miei ascoltatori ? ”
ribattei.
“ Che cosa c'è di male se perdo TUTTI i miei ascoltatori? So quello che so, e dico quello che dico. E se
non va, allora tanto peggio. I voli sull'aeroplano fruttano tre dollari in contanti! ”
“ Sai una cosa? ” Shimoda si alzò e spazzò via il fieno dai blue jeans.
“ Cosa? ” dissi con petulanza.
“ Ti sei appena laureato. Che cosa si prova a essere un Maestro? ”
“ E' deludente come l'inferno. ”
Mi guardò abbozzando appena un sorriso. “ Ci si abitua ” disse.


Ecco una prova per accertare se la tua missione sulla terra è compiuta
Se sei vivo, non lo e.

La gaia scienza




mercoledì 29 luglio 2009

Sistema immunitario

RAFFORZARE IL SISTEMA IMMUNITARIO

Vi è una meditazione di auto-guarigione semplice ma potente che potete fare quando
sentite la necessità di stimolare il vostro sistema immunitario. È particolarmente efficace
se usata quando sentite i primi sintomi di una malattia, ma funziona anche con le malattie
già consolidate se la usate a intervalli frequenti e con intensa focalizzazione. Inoltre
controbilancerà ogni perturbazione del vostro campo energetico causata da qualche
forma di negatività.
Non è però un sostituto della pratica costante di essere nel corpo; altrimenti il suo effetto
sarà solo temporaneo. Eccola qui.
QUANDO SI È SENZA NIENTE DA FARE PER QUALCHE MINUTO, e
specialmente come ultima cosa di sera prima di addormentarsi e
come prima cosa di mattina prima di alzarsi, potete «inondare» di
consapevolezza il vostro corpo. Chiudete gli occhi. State distesi sulla
schiena. Scegliete all'inizio parti diverse del corpo su cui focalizzare
brevemente la vostra attenzione: mani, piedi, braccia, gambe, addome,
torace, testa, eccetera. Percepite nel modo più intenso possibile
l'energia vitale dentro tali parti. Soffermatevi su ciascuna parte per
una quindicina di secondi circa .. Quindi lasciate scorrere più volte la
vostra attenzione attraverso il corpo come un'onda, dai piedi alla
testa e ritorno. Questo richiede appena un minuto circa. Dopo di che
percepite il corpo interiore nella sua totalità, come unico campo di
energia. Sostenete questa sensazione per qualche minuto.
Dovete essere intensamente presenti durante questo periodo,
presenti in ogni cellula del corpo.
Non preoccupatevi se la mente di quando in quando riesce ad attirare la vostra
attenzione fuori dal corpo e voi vi perdete in qualche pensiero. Non appena notate che è
successo, riportate semplicemente la vostra attenzione verso il corpo interiore.
§
USO CREATIVO DELLA MENTE
Se avete bisogno di usare la mente per uno scopo specifico, usatela in congiunzione con
il corpo interiore. Soltanto se siete in grado di essere consapevoli senza pensiero
possiamo usare la mente in maniera creativa, e la via più facile per entrare in tale
stato è attraverso il corpo.
OGNIQUALVOLTA È NECESSARIA UNA RISPOSTA, UNA
SOLUZIONE, O UN'IDEA CREATIVA, smettete per un attimo di
pensare e focalizzate l'attenzione sul vostro campo energetico
interiore. Diventate consapevoli della quiete. Quando riprenderete a
pensare, il pensiero sarà fresco e creativo. In qualunque attività del
pensiero, abituatevi a passare ripetutamente a distanza pressappoco
di qualche minuto, dal pensiero a una forma interiore di ascolto, a
una quiete interiore.
Potremmo dire: non pensate soltanto con la testa, pensate con
l'intero corpo.
§
LASCIARE CHE IL RESPIRO VI CONDUCA DENTRO IL CORPO

Se in qualunque momento trovate difficile entrare in contatto con il corpo interiore, di
solito è più facile focalizzarvi prima sulla respirazione. La respirazione consapevole, che
è una meditazione potente di per sé, vi metterà in contatto a poco a poco con il corpo.
SEGUITE IL RESPIRO CON LA VOSTRA ATTENZIONE mentre entra ed
esce dal corpo. Respirate nel corpo, e sentite l'addome espandersi e
contrarsi leggermente con ogni inalazione ed ogni esalazione.
Se avete facilità nel visualizzare, chiudete gli occhi e vedetevi
circondati dalla luce o immersi in una sostanza luminosa, in un mare
di consapevolezza. Quindi respirate in tale luce. Sentite questa
sostanza luminosa colmarvi il corpo e renderlo a sua volta luminoso.
Quindi gradualmente concentratevi di più sulla sensazione. Non
aggrappatevi ad alcuna immagine visiva. Adesso siete nel vostro
corpo. Avete accesso al potere di Adesso.
Dal Libro Il potere di adesso di E. Tolle

Video E. Tolle - Emotions

http://www.youtube.com/watch?v=ctgggBU_k4g&feature=channel

Jacopo Fo

CAMBIARE IDEA
SUL CORPO E SULLA MENTE
A proposito di alcune
convinzioni errate
che ci impediscono
di ridere e di star bene

E' pieno il mondo di gente che ti offre un futuro migliore... In cambio, però, ti chiedono di aderire a qualche fede o ideologia, di credere in loro, di fare sacrifici, essere disciplinati e soffrire. La filosofia del ridere nega tutto questo.
Non è possibile migliorare la tua vita facendo qualche cosa che non ami fare.
Dicendo questo non voglio negare che nella vita ci sia sempre un certo grado di difficoltà. Ma un conto è spalare la merda del tuo cavallo perché lo ami e vuoi che la sua stalla sia pulita, un conto è spalare merda perché ti pagano e tu lavori per comprarti una pistola per ammazzare tutti i cavalli.
Non ho niente contro la disciplina. Io adoro la disciplina a patto che sia gradevole e gioiosa. Passo tutti i giorni almeno quattro ore a scrivere o disegnare. È un esempio di disciplina. Ma è una disciplina alla quale non posso rinunciare. Mi piace troppo.
Sì. Si può fare! La nostra sofferenza non dipende infatti da qualche vizio lubrico che dobbiamo estirpare a martellate. No. L'umanità soffre a causa di ignoranza, malintesi e pregiudizi.
Ci hanno dato informazioni sbagliate.
Se questi dati errati vengono scoperti e corretti, tutto il nostro comportamento cambia automaticamente. Non è necessaria nessuna disciplina sgradevole.
Si tratta di infilare idee nuove nel cervello. È un'attività appassionante. Scopri il gusto di allargare le conoscenze. È un mutamento immediato, semplice. Perché le idee semplici sono facili da capire e, appena le capisci, tutta la situazione ti appare immediatamente, radicalmente diversa.
Ti sarà già capitato un fenomeno del genere. Quando risolvi un indovinello, quando trovi una soluzione fantasiosa per uscire da una difficoltà... È come aggiungere sale alle verdure. Tutti i sapori restano uguali ma ognuno è più nitido.
Si tratta di posizionare meglio, sentire meglio i singoli elementi che compongono la scena. Non c'è niente di veramente nuovo ma tutto è improvvisamente diverso. È cambiato il punto di vista. Un elemento che prima non prendevi in considerazione ora ha assunto la sua reale importanza e l'insieme acquista un senso differente.
Qualcuno dubiterà che mutare profondamente sia così facile. Eppure è veramente semplice. La vita ci porta a cambiare di continuo. Non cambiare è davvero impossibile.
Tutto cambia.
Tutti cambiano. La difficoltà sta nel far seguire al cambiamento nuovi moduli, nuovi frattali, che ci facciano uscire dai binari dei nostri errori abituali.
È la politica dei piccoli passi.
Mirare subito a cambiamenti lievi che però portino ad avviare un processo di modificazione. Come moduli, frattali, che via via si espandono dando vita a nuove forme. Ecco, gli esperimenti che ti propongo nelle prossime pagine sono così. Piccole modificazioni di sette punti di vista su sette questioni centrali nel nostro sistema di giudizio. Se farai tue queste esperienze, avrai attivato un processo che naturalmente, senza sforzo e dandoti spesso occasioni di ridere e divertirti, ti porterà a rivoluzionare pigramente la tua vita.
Incredibile? Giudicherai tu stesso.
In realtà non stiamo dicendo niente di veramente speciale. Se lo stai leggendo, se ne capisci il linguaggio e il ritmo, è perché tutte queste idee sono già maturate dentro di te. In fondo non è mai possibile comunicare qualche cosa di veramente nuovo... Questo è solo uno strumento col quale, se vuoi, puoi riordinare in modo più efficiente concetti e esperienze che hai già acquisito.
Per concludere, vorrei chiarire che, in realtà, quest'idea del cambiamento profondo e rapido non è mia. A partire dagli anni '70, diversi gruppi di brillanti psicologi iniziarono a mettere in dubbio l'efficacia delle psicoterapie che durano anni.
Watzlawick raccolse le sue idee rivoluzionarie nei libri Istruzioni per rendersi infelici, divertentissimo, e Change (scritto con Weakland e Fisch). Bandler ha scritto Usare il cervello per cambiare. Per spiegare meglio questo approccio, ecco come Bandler affrontò la situazione di un bimbo gravemente traumatizzato perché, mentre stava giocando in un covone di fieno, ne aveva presa una manciata dove c'era dentro un serpente. Lo spavento era stato tale che il bambino non era più riuscito a dormire e aveva difficoltà a mangiare.
Bandler si era fatto raccontare il fatto dal bambino e subito aveva esclamato: «Ecco chi era quel bambino!. Ma lo sai che è appena andato via un serpentello che era terrorizzato perché mentre stava giocando in un covone di fieno un mostro enorme lo aveva afferrato, gli aveva urlato in faccia e lo aveva lanciato lontanissimo?». Il bambino sbarrò gli occhi e poi scoppiò a ridere.
Guarito!
Sempre Bandler, nel suo libro Usare il cervello per cambiare, racconta di come "disattivò" un padre autoritario che aveva trascinato nel suo studio la figlia adolescente e ribelle "per farla curare". Mentre era lui che aveva bisogno di cure.
Bandler lo vede entrare come una furia nel suo studio mentre tira per il braccio la ragazzina ed esclama: «C'è qualcosa che non va?».
Il padre risponde: «Questa ragazza è una puttanella».
«Non mi serve una puttana; perché me l'ha portata?».
Ecco un'interruzione degna di questo nome. Questo genere di battuta iniziale è la mia preferita; con una battuta del genere si può veramente mandare uno in corto circuito. Se subito dopo gli si rivolge una qualsiasi domanda, non riuscirà mai più a tornare là da dove era partito.
«No, no! Non è questo che volevo dire...».
«Chi è questa ragazza?».
«Mia figlia».
«Lei ha costretto sua figlia a prostituirsi!!!».
«No, no! Lei non capisce...».
«E l'ha portata qui, da me! Che schifo!».
«No, no, no! Ha capito male».
Quest'uomo, che era entrato urlando e ringhiando, adesso mi sta supplicando di capirlo. Ha completamente cambiato prospettiva: ora non aggredisce più sua figlia ma si sta difendendo. Nel frattempo, sua figlia, in cuor suo, si sta facendo matte risate. La scena la diverte moltissimo.
«Beh, cosa vuole che io faccia, allora? Cos'è che vuole?»
Lui allora comincia a spiegarmi cosa voleva. Quando ha finito, dico:
«Lei l'ha portata qui tenendole un braccio piegato dietro la schiena, e l'ha sballottata qua e là. Questo è esattamente il modo in cui vengono trattate le prostitute; ecco cosa le sta insegnando a fare».
«Beh, io voglio costringerla a...».
«Oh, 'costringerla'... insegnarle che gli uomini controllano le donne sbatacchiandole qua e là, comandandole a bacchetta, storcendo loro un braccio dietro la schiena e costringendole a fare cose che non vogliono fare. È così che fanno i protettori. Le resta soltanto da chiederle dei soldi in cambio».
«No, io non sto facendo questo. È lei che va a letto col suo ragazzo».
«Si è fatta pagare?»
«No».
«Lo ama?»
«È troppo giovane per poter amare».
«Forse che non amava lei, suo padre, già da piccolissima?»
Ecco che prende forma l'immagine di lei piccolissima, seduta sulle ginocchia del babbo. Con un'immagine del genere si può mettere nel sacco qualsiasi padre autoritario.
«Mi permetta di farle una domanda. Guardi sua figlia... Non vuole che riesca a provare il sentimento dell'amore e che viva il comportamento sessuale come una cosa piacevole? La morale di oggi non è più quella di una volta e lei può benissimo non condividerla. Ma le piacerebbe forse che l'unico modo in cui sua figlia imparasse ad avere rapporti con gli uomini fosse lo stesso che ha avuto con lei, quando l'ha fatta entrare in questa stanza qualche minuto fa? E che aspettasse i venticinque anni per sposare qualcuno che la picchiasse, la sbatacchiasse, la maltrattasse e la costringesse a fare cose che non vuole fare?»
... A questo punto il padre non sa più cosa pensare e allora è il momento di colpire duro. Lo guardi diritto negli occhi, e gli dici:
«Non è forse meglio che sua figlia impari ad avere dei rapporti d'amore... anzichè imparare a far propria la moralità del primo uomo capace di costringerla a fare ciò che lui vuole? I protettori fanno proprio questo».
Provate a trovare una via d'uscita. Non ce ne sono. Il suo cervello non aveva più modo di tornare indietro al punto di prima. E lui non poteva più comportarsi come un protettore. Non importa se si costringe qualcuno a fare o a non fare qualcosa di "buono" o di "cattivo" che sia. È il fatto stesso di costringerlo che gli inculca l'abitudine a farsi controllare in qualche modo. Ma a questo punto il padre autoritario non sa più cosa fare. Ha smesso di fare quel che faceva prima ma non ha niente da sostituirvi.
« Devo suggerirgli qualcosa da fare; potrebbe per esempio insegnare a sua figlia qual è il modo in cui un uomo deve comportarsi nei confronti di una donna. Perché allora, se l'esperienza che sua figlia vive con il suo ragazzo è insoddisfacente, lei la interromperà.»
L'ho messo nel sacco. Sapete cosa significa? Adesso lui deve costruire una solida relazione positiva con sua moglie, ed essere gentile con gli altri membri della famiglia e fare in modo che sua figlia stia meglio con loro che con quel tizio che le ronza intorno. Che ve ne sembra, come coazione? A me sembra un ottimo procedimento.

JACOPO FO

martedì 28 luglio 2009

"Messaggio per un aquila che si crede un pollo"

Spiritualità significa risveglio. La maggior parte delle persone, pur non sapendolo, sono addormentate. Sono nate dormendo, vivono dormendo, si sposano dormendo, allevano figli dormendo, muoiono dormendo senza mai svegliarsi. Non arrivano mai a comprendere la bellezza e lo splendore di quella cosa che chiamiamo esistenza umana. Sapete, tutti i mistici – cattolici, cristiani, non cristiani, quale che sia la loro teologia, la loro religione – concordano su una cosa: che va tutto bene. Sebbene regni il caos, tutto va bene. Certo, è uno strano paradosso. Purtroppo, però, la maggior parte della gente non arriva mai a capire che tutto va bene, perché è immersa nel sonno. Ha un incubo. [...] La prima cosa che voglio capiate, se davvero intendete svegliarvi, è che non volete svegliarvi. Il primo passo verso il risveglio è essere sufficientemente sinceri da ammettere di fronte a se stessi che non è piacevole… noi non desideriamo essere felici. Vogliamo altre cose. O meglio: noi non vogliamo essere felici incondizionatamente. Sono pronto a essere felice a condizione che abbia questo e questo e quest’altro. Ma ciò equivale a dire al nostro amico o al nostro Dio o a chiunque: “Tu sei la mia felicità. Se non ho te, rifiuto di essere felice”. E’ davvero importante capire questo meccanismo. Non riusciamo a immaginare di essere felici a prescindere da tali condizioni. E’ esattamente così. Non riusciamo a concepire di poter essere felici senza di esse. Ci è stato insegnato a situare in esse la nostra felicità. Dunque, questa è la prima cosa da fare se vogliamo svegliarci, il che equivale a dire: se vogliamo amare, se vogliamo la libertà, se vogliamo la gioia, la pace e la spiritualità. In questo senso, la spiritualità è la cosa più pratica di questo mondo. Sfido chiunque a pensare a qualcosa di più pratico della spiritualità per come l’ho definita – né pietà, né devozione, né religione, né adorazione, ma spiritualità – il risveglio, il risveglio! Osservate l’angoscia che regna ovunque, osservate la solitudine, la paura, la confusione, il conflitto nel cuore delle persone, conflitto interno, conflitto esterno. Immaginate che qualcuno vi dia la possibilità di liberarvi da tutto ciò. Immaginate che qualcuno vi dia la possibilità di fermare quel terribile dispendio di energia, di salute, di emozioni che deriva da conflitti e da tale confusione. Vi piacerebbe? Immaginate che qualcuno ci mostri la strada attraverso la quale potremmo giungere ad amarci davvero gli uni agli altri, essere in pace, essere immersi nell’amore. Riuscite a pensare a qualcosa di più pratico di tutto ciò? E invece c’è gente che ritiene che i grandi affari siano più pratici, che la politica sia più pratica, che la scienza sia più pratica. Quale sarà mai il vantaggio materiale di mandare un uomo sulla luna, quando noi non riusciamo a vivere sulla terra? [...] Niente è più pratico della spiritualità. [...] Sapete qual è il segnale del risveglio? E’ il momento in cui ci si chiede: “Sono io il pazzo, o lo sono tutti gli altri?” Davvero è così. Perché noi siamo pazzi. Il mondo intero è pazzo. Folli certificabili in piena regola! L’unico motivo per cui non siamo tutti rinchiusi è che siamo troppi. Dunque siamo pazzi. Viviamo basandoci su idee pazze riguardo l’amore, ai rapporti con gli altri, alla felicità, alla gioia, a tutto quanto. Sono giunto a credere che siamo pazzi al punto che, se tutti sono d’accordo su qualcosa, quella cosa è sicuramente sbagliata! Ogni nuova idea, ogni grande idea, al suo inizio, era partita da una minoranza costituita da una persona. Quell’uomo di nome Gesù Cristo – minoranza costituita da una sola persona. Tutti dicevano qualcosa di diverso da quel che diceva lui. Buddha – minoranza costituita da una sola persona. Tutti dicevano qualcosa di diverso da quello che diceva lui. Credo che sia stato Bertrand Russel a dire: “Ogni grande idea, ai suoi inizi, è blasfema”. Mi sembra una spiegazione esatta e precisa. [...] Ogni volta che si rinuncia a qualcosa, ci si illude. Cosa ne dite? Ci si illude. A cosa si rinuncia? Ogni volta che si rinuncia a qualcosa, si rimane legati per sempre all’oggetto della rinuncia. In India c’è un guru che dice: “Ogni volta che viene da me una prostituta , non mi parla d’altro che di Dio. Mi dice :”sono stufa della vita che faccio. Voglio Dio”. Ma ogni volta che viene da me un prete, non mi parla d’altro che di sesso”. Infatti, quando si rinuncia a qualcosa, si rimane vincolati a quella cosa per sempre. Quando si combatte qualcosa, le si è legati per sempre. Finché la si combatte, le si dà potere. Le si dà un potere pari a quello impiegato per combatterla. E questo riguarda anche il comunismo e tutto il resto. Dunque bisogna “accogliere” i propri demoni, perché combattendo contro di essi si dà loro potere. Nessuno ve l’ha mai detto prima d’ora? Quando si rinuncia a qualcosa vi si rimane legati. L’unico modo per uscirne è non lasciarsi ingannare. Non rinunciate, ma non lasciatevi ingannare. Cercare di capire il vero valore di quella cosa, e non avrete bisogno di rinunciarvi: semplicemente, vi cadrà dalle mani.
Ma naturalmente, se non capite cosa voglio dire, se siete talmente ipnotizzati da pensare che non potrete essere felici senza quella data cosa, o quell’altra, o quell’altra ancora, siete incastrati. Quel che stiamo cercando per voi non è quel che tenta di fare la cosiddetta spiritualità – e cioè di farvi fare dei sacrifici, di rinunciare alle cose. E’ assolutamente inutile. Rimarreste comunque addormentati. Quel che dobbiamo fare è aiutarvi a capire, capire, capire. Se capiste, improvvisamente vi verrebbe a mancare il desiderio di quel dato oggetto. Il che equivale a dire: se vi svegliaste, vi verrebbe a mancare il desiderio di quel dato oggetto. Alcuni di voi vengono svegliati dall’aspra realtà della vita. Soffriamo a tal punto da svegliarci. Ma la gente non fa che andare a sbattere contro la vita, una volta dopo l’altra. Continua a girare in stato di sonnambulismo. Non si sveglia mai. Purtroppo, non le viene mai in mente che potrebbe esistere un altro modo di vivere. Non le viene mai in mente che potrebbe esserci un modo migliore di vivere. Tuttavia, se non si è ancora stati bastonati a sufficienza dalla vita, e se non si è sofferto abbastanza, c’è anche un altro modo per svegliarsi: ascoltare. Ciò non significa che dovete essere d’accordo con quello che dico. Non è questo che intendo per “ascolto”. Credetemi, in realtà non ha alcuna importanza che voi siate d’accordo o meno con quel che sto dicendo, perché l’accordo o il disaccordo riguardano le parole, i concetti e le teorie, mentre non hanno niente a che vedere con la verità. La verità non è mai espressa in parole. La verità si intravede all’improvviso, e deriva da un certo tipo di atteggiamento. Dunque , voi potreste essere in disaccordo con me e tuttavia intravedere la verità. Ci vuole però un atteggiamento di apertura, la volontà di scoprire qualcosa di nuovo. Questa è la cosa importante, mentre non è importante che voi siate o meno d’accordo con me. Dopo tutto , la maggior parte di quel che vi dico è teoria, e nessuna teoria copre la realtà in modo adeguato. Dunque io non posso parlarvi della verità, ma di quelli che sono gli ostacoli alla verità. Questi li posso descrivere, la verità no. Nessuno può farlo. Quel che posso fare è fornirvi una descrizione della vostre falsità, affinché voi possiate abbandonarle. Non posso far altro, per voi, che mettere in discussione le vostre convinzioni e il sistema di convinzioni che vi rende infelici. Non posso far altro che aiutarvi a disimparare. Quando entra in gioco la spiritualità, l’unica cosa da imparare è proprio questa: disimparare, disimparare, disimparare quasi tutto ciò che vi è stato insegnato. La volontà di disimparare , di ascoltare. [...] Gesù ha portato la buona novella, eppure è stato respinto. Non perché fosse buona, ma perché era nuova. Tutti noi odiamo il nuovo. Lo odiamo davvero! E prima affrontiamo questo fatto, meglio sarà. Non vogliamo le novità, soprattutto quando ci disturbano, soprattutto quando comportano un cambiamento. E in modo particolare se comportano l’ammissione: “Avevo torto”. [...] L’apertura verso la realtà , quali che siano le consegue, dovunque ci porti, senza sapere nemmeno dove ci porterà. Questa è la fede. Non una convinzione, ma la fede. Le convinzioni danno molta sicurezza, la fede insicurezza. Non si sa dove si andrà a finire. Si è pronti a seguire e si è aperti, aperti a tutto! Si è pronti ad ascoltare. E guardate che essere aperti non significa abboccare a tutto ciò che l’oratore vi dice. Assolutamente no: dovete mettere in discussione tutto quello che vi dico. Metterlo in discussione, però partendo da un atteggiamento d’apertura, non di caparbietà. E mettere in discussione tutto. Ricordate quelle splendide parole di Buddha: “I monaci e i discepoli non devono accettare le mie parole per rispetto, ma devono analizzarle come un orefice analizza l’oro – tagliando, limando, levigando, fondendo”. Quando vi comportate in questo modo, significa che state ascoltando. Avete fatto, allora, un altro grosso passo avanti verso il risveglio. Il primo passo, come ho già detto, era essere pronti ad ammettere che non volete svegliarvi, che non volete essere felici. Dentro di voi ci sono resistenze di tutti i tipi. Il secondo passo consiste nell’essere pronti a capire, ad ascoltare, a mettere in discussione il vostro intero sistema di convinzioni. Non solo le convinzioni religiose, le convinzioni politiche, le convinzioni sociali, le convinzioni psicologiche, ma tutte. Essere pronti a rivalutale tutte, nella metafora di Buddha. La messinscena della carità: La carità è, in realtà, l’interesse personale mascherato da altruismo. Esistono due tipi di egoismo. Il primo tipo è quando io concedo a me stesso il piacere di compiacermi. Questo è quello che comunemente definiamo egocentrismo. Il secondo è quando mi concedo il piacere di compiacere gli altri. Questo sarebbe un tipo di egoismo più raffinato. Il primo tipo appare più evidente, mentre il secondo è nascosto, molto nascosto, e per questo motivo più pericoloso, perché finiamo per sentirci davvero eccezionali. Ma forse, tutto sommato, non siamo poi tanto eccezionali.

Anthony De Mello

C.G.Jung

Pensieri spirituali di Carl Gustav Jung


A me non interessa il mondo. Mi interessano le persone con cui vivo: il resto del mondo è tutto nei giornali. La mia famiglia, i miei vicini, sono loro la mia vita: l’unica vita di cui posso avere esperienza; il resto è mitologia giornalistica. Non è poi così importante che io faccia carriera o realizzi grandi cose per me stesso. Ciò che conta e dà senso alla mia vita è che io viva nel modo più pieno possibile per realizzare la volontà divina che è in me.

Questo compito mi occupa a tal punto che non mi resta tempo per nient’altro. Vorrei farvi notare che se tutti vivessimo in questo modo, non avremmo più bisogno di eserciti, né di polizia, né di diplomazia, di politica, di banche. Avremmo una vita ricca di senso e non, come, ora pura follia.

Ciò che la natura richiede al melo è che produca mele e al pero che produca pere. Da me la natura vuole che io sia semplicemente un uomo, ma un uomo cosciente di ciò che è e di ciò che fa. Dio cerca nell’uomo la coscienza. È questa la verità della nascita e della resurrezione di Cristo dentro di noi. Quando sempre più uomini pensanti arriveranno a questa verità, quella sarà la rinascita spirituale del mondo. Cristo, il Logos: cioè a dire, la mente, l’intelligenza, che risplende nella tenebra. Cristo rappresentò una nuova verità sull’uomo.

Non esiste l’umanità. Io esisto, voi esistete. L’umanità è soltanto una parola. Siate ciò che Dio vuole che siate; non vi preoccupate per l’umanità. Preoccupandovi dell’umanità, che non esiste, eludete il compito di guardare ciò che esiste: il Sé. Fate come l’uomo che, affacciandosi sul campo del vicino, gli dice: “Guarda, un’erbaccia. E un’altra. Perché non zappi più a fondo? Perché non tieni pulita la tua vigna?” E intanto il suo campo, alle sue spalle, è pieno di erbacce.

( Brano tratto dal volume “Jung parla”, Adelphi Edizioni, Milano, 1995 pag 114.)

Documentario dedicato a Jung

http://www.youtube.com/watch?v=Ey4T4HEnqho&eurl=http%3A%2F%2Fwww%2Efacebook%2Ecom%2Fhome%2Ephp%3F&feature=player_embedded

GUARIRE RIDENDO




Ci sono due tipi di malattie:
mortali e non mortali.
Quelle NON mortali sono le migliori
Se i virus fossero intelligenti
la mortalità tra i
banchieri sarebbe più alta.


Se c'è una cosa che odio sono le malattie mortali. Le odio anche se non ne ho mai sperimentata una. Io sono più il tipo che si procura malanni lunghi e dolorosi e poi muore per uno starnuto.
Questa convinzione non mi ha però impedito di precipitarmi dal medico per ogni sintomo chiedendogli su quanti mesi di vita potessi contare. Un medico mi ha detto che sono un "ipocondriaco" (cioè uno che se la fa sotto al solo pensiero e vede dietro a ogni foruncolo un tumore). Ma non è vero, sono solo prudente e prima di curarmi con le medicine dolci preferisco essere sicuro.
Adoro le ecografie e la risonanza magnetica, le analisi del sangue e quelle delle orine. Disgraziatamente il mio omeopata, che ha studiato da chirurgo, non vuole visitarmi, mi riceve solo per telefono e mi dice invariabilmente che non sto morendo, è solo stress.
Essendo un omeopata serio mi prescrive sempre la stessa medicina. Io la compro, la metto sul comodino e già a guardarla mi sento meglio. Tengo in casa anche una spaventosa scorta di analgesici e sonniferi. Perché non si sa mai, mi venisse qualche cosa di selvaggio e di improvviso che non riuscissi a sopportare nemmeno con lo yoga, potrei pur sempre entrare in anestesia totale per una settimana.
L'anestesia totale è meravigliosa.
E anche quella locale non è male. Dal dentista non apro neanche la bocca prima che mi abbia desensibilizzato tutto fino alle orecchie. Quando sono totalmente sordo apro le fauci e inizio a fare "Aaaaaahh!" urlando come un forsennato. Il dentista mi dice di piantarla che non mi deve guardare le tonsille e che i vicini si sono già lamentati e i clienti scappano. Ma io non sento niente e continuo a urlare perché non voglio rischiare di sentire il rumore del trapano.
Ma torniamo alle malattie mortali. Cosa si fa quando ce ne capita una?
Il problema delle malattie mortali è il tempo. In realtà tutte le malattie mortali sono curabili. Solo che alcune guariscono troppo tardi.
Però c'è una buona notizia: non esiste una malattia mortale che sia onnipotente. C'è sempre qualcuno che si salva. Persino se ti piglia la peste bubbonica hai una possibilità su tre di scamparla. Le epidemie non sono mai riuscite a far fuori tutta la popolazione, neanche nel Medio Evo.
Per ogni malattia, c'è un 33% di malati che guarisce comunque, e un 33% di malati che non guarisce in nessun caso. La cosa importante è far parte del 33% giusto.
Sarebbe stupido se ti dessi consigli su come affrontare una malattia mortale. Non ho esperienze dirette e non sono un medico. Però questo principio statistico mi sembra molto importante.
Quali sono le qualità che permettono a un "condannato" su tre di salvarsi sicuramente?
È solo questione di fortuna e predisposizione genetica, o c'è qualche cosa che a volte possiamo fare per rientrare nella percentuale agognata? Abbiamo già detto che molto dipende dal nostro atteggiamento di fondo, ma c'è di più.
Negli ultimi anni alcuni ricercatori hanno portato la loro attenzione sul fenomeno dei miracoli, proponendo un punto di vista totalmente nuovo. Si sono verificati indiscutibilmente migliaia di casi di persone guarite "miracolosamente", cioè contro ogni previsione medica. Queste guarigioni vengono ottenute nei modi più strani: fede, magia, terapie energetiche, figurazioni mentali, terapie motivazionali, meditazione, ecc... Certo, queste tecniche guariscono molto raramente, ma è un fatto che in alcuni casi abbiano successo.
I ricercatori hanno iniziato a catalogare queste tecniche e ne hanno trovate di ogni tipo. C'è chi immagina centinaia di coniglietti bianchi e gentili (la cura) che divorano una prateria di erba verde (il male). C'è chi prega, chi va a Lourdes. Chi inizia a dipingere il suo male. Chi usa il sorriso e sorride a ogni organo dedicando a questa attività mentale un'ora al mattino e una alla sera. C'è chi partecipa a riti sciamanici. Chi usa i minerali, chi la luce colorata, la musica, il viaggio extracorporeo, intrugli rivelati in sogno da una vecchia zia morta in Burundi. C'è chi viene curato dagli angeli e chi combatte il male trasformandosi nel proprio animale guida, chi usa gli allucinogeni e chi si dedica alla cerimonia del the o usa il Chi-Kung (altrimenti detto Qi-Gong).

Come ho detto, queste tecniche originali hanno ognuna la capacità di guarire pochissimi soggetti. Ma, nell'insieme, possono rappresentare una risorsa di incredibile efficacia per persone che sono state date per spacciate.
Queste cure fantasiose in effetti sono complessivamente l'unico sistema efficace se la medicina normale non lascia speranze. Come diceva qualcuno (forse Sherlock Holmes): «Scartate tutte le ipotesi possibili, restano soltanto le ipotesi impossibili».
La difficoltà sta nel riuscire a trovare quella particolare terapia alternativa che funzioni con te, e prima ancora, nel riuscire a spiegarci queste guarigioni miracolose. Anch'io, come molti, ritengo che non si tratti di miracoli nel vero senso della parola, ma dal risultato di un rapporto corretto con il nostro subconscio. Esso ha potenzialità inespresse enormi. La vita di ognuno di noi soffre di determinati squilibri dovuti al disordine alimentare, allo stress, all'ambiente dove viviamo, alle abitudini sbagliate. L'inconscio registra questo squilibrio e decide quale malattia particolare dovrà servire a ristabilire quell'armonia che garantisce la sopravvivenza.
Con la malattia il corpo si mantiene in vita.
Per questo avere piccole malattie spesso non è un male. Vuol dire che il subconscio reagisce subito a ogni stato di disordine. Ed è la malattia stessa che, provocando i sintomi adatti, inizia a curare lo squilibrio. Alla fin fine, il dolore che un malanno provoca, è esso stesso la medicina.
Questo è importante perché la malattia mortale è guaribile solo nel caso che sia provocata da un errore del subconscio. Infatti solo se il subconscio ha realmente la possibilità di correggere l'errore possiamo sperare in un successo delle terapie non convenzionali. Voglio dire che ci sono casi nei quali nessuna medicina può avere effetto, perché le cause del male sono indipendenti dal subconscio e fuori dalla possibilità della medicina ufficiale.
Se vi sparano, mangiate un chilo di cianuro, vi becca un virus davvero micidiale o avete una tara genetica, non c'è antibiotico né miracolo che tenga. Ma questo lo potete sapere solo dopo che siete morti. Finché c'è vita, c'è la possibilità di scovare il tasto giusto che potrebbe attivare "miracolosamente" la guarigione.
Questo discorso è particolarmente valido per alcune malattie degenerative, come i tumori o le leucemie. Le più recenti indagini dimostrano proprio che questi processi di autodistruzione delle cellule sono attivati da meccanismi difensivi dal nostro corpo che si sbagliano e iniziano ad attaccare le cellule sane.
In casi come questi è proprio come se l'inconscio avesse schiacciato un pulsante sbagliato. L'unica possibilità di guarire sta nel riuscire a riportare l'interruttore nella posizione corretta. Ma la mente razionale non ha la possibilità di accedere direttamente all'interruttore, né di comunicare all'inconscio la necessità di farlo.
Ecco che subentra lo sciamano che, se è fortunato, riesce a dire al subconscio «Fai scattare di nuovo l'interruttore!» e viene obbedito. Che lo faccia vestito da indiano, parlando in latino, mimando un'operazione chirurgica, emettendo polverine dorate dalle dita o vestendo un camice bianco da grande medico europeo, poco importa.
L'importante è che trovi la parola "magica" che porterà l'inconscio a capire il proprio errore. Qualcuno chiederà: «Ma allora è colpa del subconscio?». A volte sì, magari solo in parte, a volte no. Comunque è "colpevole" solo per modo di dire. Lui fa il suo mestiere ed è bene così. Non è colpa sua se ci sono tante difficoltà di comunicazione tra conscio e inconscio, per ragioni che hanno radici molto lontane nella storia della nostra cultura.
Come vedremo è però possibile risolvere questi problemi di comunicazione, prevenendo così l'insorgere delle malattie gravi. Ma se vi trovate già a fronteggiare un brutto male, allora non avete tempo per piangere sul latte versato.
Nessuno può decidere per te. L'unica possibilità che hai è affidarti alla cura che più ti ispira, sperando di beccare quella che funziona.
Come si fa a incontrare qualcuno che ti faccia il miracolo giusto?
Riuscire a godersi un miracolo non è una questione di intelligenza. Le persone intelligenti sono spesso anche molto razionali. E questo è un problema. Il subconscio è molto irrazionale. Se tendi a mantenere il controllo sulla situazione non ottieni niente. Perché le terapie non convenzionali e le magie funzionino, lasciati andare liberamente alla suggestione. Solo così arriverai a toccare la zona giusta del tuo cuore, della tua pancia... sì, perché il cervello inconscio non sta solo nella testa, è una facoltà diffusa.
Si tratta di seguire un filo affascinante di casualità e suggestioni. Si tratta di dare spazio ai desideri che l'inconscio esprime facendoti apparire più luminosa, armonica o morbida un'idea.
La tua razionalità non può da sola trovare questa chiave di guarigione. Devi seguire l'intuizione, la curiosità, le casualità, le coincidenze, il capriccio. Accettare che sia l'inconscio a guidare la danza, a indicare la strada giusta con il linguaggio delle emozioni. È una scelta ardua e affascinante. Devi trovare molta fiducia per seguire così, senza senso apparente, il girovagare di questa ricerca. E proprio perché la posta in gioco è la tua vita devi affidarti alla clemenza dei giudici, alla divina provvidenza, alla tua buona stella. Sei come Indiana Jones nel film L'ultima crociata, quando deve attraversare il ponte che non c'è. Se sarai certo dell'esistenza del ponte invisibile, i tuoi piedi lo troveranno, ma se non hai fiducia non ci sarà nessun ponte a sostenerti e precipiterai nell'abisso.
Devi avere una smodata fiducia nel fatto che la forza vitale sia in te abbastanza forte da salvarti. Forse fallirai comunque ma, in ogni caso, avrai realizzato un'intimità nuova con la tua stessa vita. E questa sola, pur nella tristezza della tua esistenza, ti avrà ripagato della fatica di vivere.
L'unica traccia che in questo viaggio si può seguire è la piccola luce che brilla dentro di noi. No, non sto parlando in modo retorico. Parlo di qualche cosa di concreto e tangibile che puoi sentire se chiudi gli occhi e ti ascolti.
Quante volte l'hai sentita? Cerca di ricordare come ti sentivi nei tuoi momenti di gioia di innamoramento o come ti senti ogni volta che scoppi a ridere. Questi stati di felicità sono generalmente associati a una percezione maggiore della luminosità intorno a noi. A tratti, per brevi istanti, sembra addirittura di sentire che questa luminosità si sprigiona anche dentro di noi.
La forza misteriosa che ci fa vivere diventa quasi palpabile.
Viviamo queste esperienze per troppo poco tempo e dedichiamo troppo poco tempo ad ascoltare in ogni particolare le sensazioni meravigliose che questi stati di coscienza ci regalano. Vedremo ora proprio come si può ampliare la percezione di questa dimensione.

JACOPO FO

http://www.clinicaverde.it/guarridendo/index.html

Lettere dalla terra


Lettere dalla terra

Un esilarante Mark Twain ci trascina dinanzi allo specchio dei nostri più radicati pregiudizi.
NOTA INTRODUTTIVA

L'arcangelo Satana ne ha combinata un'altra delle sue e il Creatore lo punisce con un giorno d'esilio, il Giorno Celeste, che egli decide di scontare sulla Terra appena creata. L'esperienza è così stupefacente che Satana deve dar fondo alle sue pur notevoli risorse intellettuali per suonare credibile ai suoi amici arcangeli, nelle esilaranti Lettere dalla Terra.Il Creatore sedeva sul trono, pensando. Dietro di lui s'apriva, in una gloria di luce e colore, l'illimitato Continente dei Cieli; dinanzi a lui saliva, nera, la notte dello Spazio, come un muro. La Sua figura possente, maestosa e aspra come la montagna, torreggiava nello zenith irradiato dalle lingue di fuoco che la Sua testa divina originava, come un sole lontano. Ai suoi piedi sostavano tre figure colossali, diminuite all'estinzione, quasi, nel confronto - arcangeli - le teste al livello della Sua caviglia.Quando il Creatore ebbe finito di pensare, disse: "ho pensato. Guardate!" Levò la Sua mano e da essa, in una pioggia di fuoco, un milione di soli stupendi esplosero a squarciare le tenebre per poi salire, sempre più lontano, diminuendo in magnitudine e intensità, a penetrare le inviolate frontiere dello Spazio e apparire, infine, null'altro che diamanti sfavillanti sotto la volta immensa dell'universo.Al trascorrere di un'ora il Gran Consiglio fu congedato. Gli arcangeli lasciarono la Presenza impressionati e pensierosi, e si ritirarono in un posto appartato per parlare in libertà. Nessuno dei tre sembrava ansioso d'incominciare, sebbene non aspettassero altro che qualcuno si decidesse a farlo. Ciascuno bruciava dal desiderio di discutere il Grande Evento, ma preferiva non esporsi prima d'aver sentito che ne pensassero gli altri. La conversazione si trascinò vaga e tediosa su questioni di nessuna importanza, finchè l'arcangelo Satana non raccolse il suo coraggio - di cui aveva scorta abbondante - e rompendo gli indugi disse:"Sappiamo che cosa siamo venuti a discutere, miei signori, possiamo dunque mettere da parte le divagazioni e incominciare. Se questa è l'opinione del Consiglio"."Lo è, lo è !" interruppero grati Gabriele e Michele."Molto bene, allora, procediamo. Siamo stati testimoni di una cosa meravigliosa; su questo non ci piove. Quanto al suo valore - se ne ha - non è questione che ci riguardi personalmente. Possiamo pensarne tutto quello che vogliamo, e questo è il nostro limite. Non abbiamo diritto di voto. Io penso che lo Spazio andava bene così com'era, e utile, anche. Freddo e buio - un posto riposante, di quando in quando, dopo una stagione nel clima ultratemperato e negli affaticanti splendori dei cieli. Ma questi sono dettagli di poca importanza; la nuova caratteristica, l'immensa caratteristica, è... cosa, Signori? L'invenzione e l'introduzione della Legge automatica, incontrollata, autoregolante per il governo di quelle miradi turbinanti di soli e di mondi!"Proprio così!" disse Satana. "Si vede subito che è un'idea fantastica. Niente di paragonabile era mai scaturito prima dall'intelletto del Maestro. Legge - Legge Automatica - esatta e invariabile - che non richiede supervisione, nè correzioni nè aggiustamenti mentre le eternità perdurano! Egli ha detto che quegli innumerevoli, immensi corpi celesti percorreranno le lande dello Spazio per epoche e epoche, a velocità inimmaginabili, intorno a orbite fantastiche e senza mai collidere, e senza mai allungare o accorciare i loro periodi orbitali nemmeno della centesima parte di un secondo in duemila anni! Questo è il nuovo miracolo. E il più grande di tutti. Legge Automatica! E ha dato a essa un nome - LEGGE DELLA NATURA - e ha detto che la Legge della Natura è la LEGGE DI DIO - nomi intercambiabili per una, medesima cosa"."Sì", disse Michele, "e ha detto che avrebbe imposto la Legge della Natura - la Legge di Dio - su tutti i Suoi domini, e la sua autorità sarebbe stata suprema e inviolabile". "E poi" disse Gabriele "ha detto che avrebbe presto creato gli animali e avrebbe sottoposto anch'essi all'autorità di quella Legge"."Sì", disse Satana, "l'ho sentito, ma non ho capito. Che cos'è gli animali, Gabriele?" "Mah, e come faccio a saperlo? Come facciamo a saperlo? È una parola nuova".
Intervallo di tre secoli, tempo celeste - equivalenti a cento milioni di anni, tempo terrestre - Entra un Angelo Messaggero]
"Miei signori, sta facendo gli animali. Gradireste venire a vedere?"Andarono, videro, e ne furono perplessi. Profondamente perplessi - e il Creatore notò la loro perplessità, e disse: "Chiedete. Risponderò". "Divino" disse Satana, accompagnando la domanda con un gesto di riverenza, "a che servono?""Sono un esperimento di Morale e Condotta. Osservali, e impara".Ce n'erano a migliaia. Tutti in piena attività. Impegnati, tutti impegnati - principalmente a perseguitarsi l'un l'altro. Commentò Satana, dopo averne esaminato uno con un potente microscopio:"quella grossa bestia uccide gli animali più deboli, Divino". "La tigre, sì. La Legge della sua natura è la ferocia. La Legge della sua Natura è la Legge di Dio. Essa non può disubbidirla"."Nell'ubbidire la Legge, dunque, Divino, essa non commette peccato?" "No, essa è senza colpa". "Quest'altra creatura, qui, è timida, Divino, e patisce la morte senza resistere" "Il coniglio, sì. Esso è senza coraggio. È la legge della sua natura - la Legge di Dio. Deve obbedirla". "Dunque a esso non è dato di contrastare onorevolmente la sua natura e resistere, Divino?""No. A nessuna creatura è dato di contrastare onorevolmente la legge della sua natura - la Legge di Dio".Dopo molto tempo e molte domande, Satana concluse: "Il ragno uccide la mosca e se la mangia; l'uccello uccide il ragno e se lo mangia, il gatto selvatico uccide l'oca; il... beh, tutti si uccidono l'un l'altro. È assassinio su tutta la linea. Una moltitudine infinita di creature che uccidono, uccidono, uccidono. Una moltitudine di assassini. E non sono da condannare, Divino?""Non sono da condannare. È la Legge della loro natura. E sempre, la Legge della natura, è la Legge di Dio.Attento, adesso - guarda! Una nuova creatura - Il capolavoro - l'Uomo!"Uomini, donne, bambini apparvero sciamando in greggi, mandrie, milioni. "Che ne farai, Divino?" "Immetterò in ciascuno, con gradazioni e intensità diverse, tutte le Qualità Morali, in massa, che sono state distribuite, una singola distintiva caratteristica per volta, nel mondo animale non parlante: coraggio, codardia, ferocia, gentilezza, onestà, giustizia, furbizia, slealtà, magnanimità, crudeltà, cattiveria, malignità, concupiscenza, pietà, compassione, purezza, egoismo, dolcezza, onore, amore, odio, bassezza, nobiltà, lealtà, falsità, sincerità, mendacia. Ogni essere umano avrà in se tutte queste Qualità Morali, e esse costituiranno la sua natura. In alcuni, vi saranno alte e nobili caratteristiche che sommergeranno quelle cattive, e questi saranno chiamati Buoni; in altri le caratteristiche negative avranno il predominio, e quelli saranno chiamati Cattivi.Attento... guarda... svaniscono!" "Dove sono andati, Divino?" "Sulla terra, con i loro compagni animali"."Che cos'è la terra?" "Un piccolo globo che feci uno, due tempi e mezzo fa. Lo vedesti ma non lo notasti nell'esplosione di mondi e di soli che si sprigionarono dalla mia mano. L'uomo è un esperimento, gli altri animali sono un altro esperimento. Il tempo dirà se ne sarà valsa la pena. La dimostrazione è finita. Potete prendere congedo, miei Signori".Trascorsero diversi giorni. Ciò sta per un lungo intervallo di (nostro) tempo, chè in Paradiso un giorno è mille anni. Satana aveva fatto commenti ammirati su alcune delle brillanti opere del Creatore - commenti i quali, tra le righe, erano veri e propri sarcasmi. Lo aveva fatto riservatamente, tra i suoi amici fidati, gli altri arcangeli, ma erano stati raccolti da alcuni angeli ordinari e riportati in Direzione.Fù punito con un giorno di esilio - il Giorno Celeste. Era una punizione a cui era aduso, a causa della sua lingua disinvolta. In passato era stato deportato nello Spazio, essendo altre destinazioni inesistenti, e aveva svolazzato annoiato nel freddo glaciale della notte eterna; ma stavolta gli venne in mente di cercare la terra e vedere come procedeva l'esperimento della Razza Umana.In seguito scrisse a casa - molto riservatamente - le sue osservazioni a San Michele e a San Gabriele.
LETTERA DI SATANA
Questo è un luogo strano, un luogo straordinario, e interessante. Non c'è nulla che ricordi casa nostra. Gli uomini sono tutti pazzi, gli altri animali sono tutti pazzi, la terra è pazza, la Natura stessa è pazza. L'uomo è una meravigliosa curiosità. Nel suo stato migliore ricorda un angelo di bassa lega; nel suo stato peggiore è indescrivibile, inimmaginabile; e è sempre e comunque un sarcasmo totale. Eppure, in tutta sincerità e naturalezza egli chiama se stesso la «più nobile creatura di Dio». È la verità che vi dico. E questa sua idea non è recente: egli ne parla in ogni epoca, convinto, senza che alcuno della sua razza vi abbia mai trovato nulla da ridere. Inoltre - se posso chiedervi ancora uno sforzo - egli crede di essere il beniamino del Creatore. Crede che il Creatore sia orgoglioso di lui; crede perfino che il Creatore lo ami, nutra per lui una passione, passi le notti alzato a ammirarlo; sì, e vegli su di lui per tenerlo fuori dai guai. Gli indirizza le sue preghiere, e pensa che Egli l'ascolti. Non è un'idea bizzarra? Farcisce le sue preghiere ora di rozze, ora di spoglie ora di fiorite adulazioni, e pensa che Egli se ne stia assiso a compiacersi di quelle stravaganze. Prega per invocare aiuto, e favori, e protezione, ogni giorno; e lo fa con speranza e fiducia, sebbene non una delle sue preghiere abbia mai ottenuto risposta. L'affronto quotidiano, la sconfitta quotidiana non lo scoraggiano; egli continua con il medesimo impegno. C'è qualcosa di quasi nobile in questa sua perseveranza.Debbo darvi un altro colpo: egli pensa che andrà in paradiso! Ha maestri stipendiati che glielo dicono. E gli dicono anche di un inferno, di fuoco eterno, e è colà che finirà se non osserva i Comandamenti. Che cosa sono i Comandamenti? Una curiosità di cui vi dirò presto.

LETTERA II
Non c'è niente di quanto v'ho detto dell'uomo che non sia la verità. Dovete perdonarmi se ripeto, di quando in quando, questa notazione nelle lettere; voglio che prendiate sul serio quanto vi dico e sento che s'io fossi al vostro posto e voi nel mio avrei bisogno anch'io, ogni tanto, di essere rassicurato per impedire alla mia credulità di vacillare. Chè non c'è nulla, dell'uomo, che non possa non apparire strano a un immortale. Egli non guarda a nulla come lo guardiamo noi, il suo senso della misura è alquanto diverso dal nostro, e la sua scala dei valori così divergente dalla nostra che con tutte le nostre vaste capacità intellettuali è improbabile che anche il più dotato tra noi arriverebbe mai a comprenderla abbastanza.
Per esempio, prendete questo fatto: Ha immaginato un paradiso, e ha interamente escluso da esso la più ambita tra le sue delizie, l'estasi che occupa il posto più importante nel cuore di ogni individuo della sua razza - e della nostra - il sesso! È come se a un moribondo perduto nel deserto cocente un soccorritore offrisse di scegliere e ottenere qualsiasi cosa tranne una, e costui scegliesse di omettere l'acqua.
Il suo paradiso è come lui: strano, interessante, stupefacente, grottesco. Vi dò la mia parola, non contiene una sola caratteristica che egli apprezzi veramente. Esso consiste, completamente e interamente, di diversivi di cui sulla terra non gli importa quasi niente, eppure è convinto di apprezzarli in paradiso. Non è curioso? Non è interessante? Non dovete pensare ch'io stia esagerando; non è così. Ve ne darò i dettagli. La maggioranza degli uomini non cantano, la maggioranza degli uomini non sanno cantare, la maggioranza degli uomini non sopportano di stare dove altri cantano per più due ore. Annotatelo. Solo due uomini su cento sanno suonare uno strumento musicale, e meno di quattro su cento hanno voglia d'imparare. Appuntatelo. Molti uomini pregano, non a molti piace farlo. Qualcuno prega a lungo, gli altri tagliano corto. Vanno in Chiesa più uomini di quanti lo desiderino. Per nove uomini su dieci il giorno di messa è un giorno di deprimente, mortale noia. Di tutti gli uomini in una chiesa alla domenica, due terzi si stancano a metà della funzione, il resto prima della conclusione. Il momento per tutti più lieto è quando il prete leva le mani per la benedizione, allorché è possibile cogliere il mormorio soffuso del sollievo percorrere la casa eloquente di gratitudine. Ogni nazione guarda dall'alto le altre nazioni. Ogni nazione avversa tutte le altre nazioni.Tutte le nazioni bianche disprezzano le nazioni colorate, di qualunque tinta, e le opprimono appena possono. Gli uomini bianchi non s'associano coi negri nè li sposano, e precludono a essi le loro scuole e le loro chiese.Tutto il mondo odia l'ebreo, e lo sopporta solo quando è ricco. Vi chiedo di annotare tutti quei particolari.E poi. Tutte le persone normali detestano il rumore.
Tutte le persone, normali o anormali, amano la varietà nella vita. La monotonia le consuma velocemente. Ogni uomo, in virtù della quota d'intelletto che gli è toccata in dote, esercita la sua intelligenza costantemente, incessantemente e questo esercizio rappresenta una parte essenziale e preziosa della sua esistenza. L'intelletto più modesto, come il più elevato, possiede una capacità di qualche sorta e prova grande piacere nell'esercitarla, provarla, perfezionarla. Il monello che comanda i compagni nel gioco, è diligente e entusiasta nel suo esercizio quanto lo scultore, il pittore, il pianista, il matematico e tutti gli altri. Non uno di essi potrebbe essere felice se il suo talento venisse interdetto.
Adesso, dunque, avete i fatti. Sapete quello che piace e non piace alla razza umana. Essa ha inventato un paradiso, tutto con la propria testa, tutto da sola: indovinate com'è! Non ci riuscireste in mille e cinquecento eternità. La mente più brillante che conosciamo non ci riuscirebbe in cinquanta milioni di eoni. Molto bene! Ve lo racconto io.
1. Richiamo anzitutto alla vostra attenzione il fatto straordinario con il quale ho incominciato, e cioè che l'essere umano, al pari degli immortali, pone naturalmente il Sesso di gran lunga al di sopra di tutte le altre gioie - eppure lo ha escluso dal suo paradiso! Il solo pensiero lo eccita, l'occasione lo rende selvaggio; in quello stato è disposto a rischiare la vita, la reputazione, tutto - anche quel suo strano paradiso - pur di concretizzare quell'occasione e cavalcarla sino al culmine. Dall'adolescenza alla maturità tutti gli uomini e tutte le donne pongono la copulazione al di sopra di tutti gli altri piaceri combinati, eppure è proprio come v'ho detto: non è prevista nel loro paradiso; la preghiera ne prende il posto. La tengono in così alta considerazione eppure, come tutte le loro cosiddette «benedizioni» non vale un granchè. Al suo meglio, in intensità e durata, l'atto è breve al di là di ogni immaginazione - l'immaginazione d'un immortale, voglio dire. Quanto a capacità di replica, poi, l'uomo è limitato - oh, alquanto al di là della concezione d'un immortale. Noi che prolunghiamo l'atto e le sue estasi supreme senza fermate e ritirate per secoli, non arriveremmo mai a compatire adeguatamente la spaventosa povertà di questa gente in quel ricco dono il quale, posseduto come noi lo possediamo, rende tutte le altre ricchezze così triviali da non valere la pena di un inventario.
2. Nel paradiso dell'uomo cantano tutti. L'uomo che non cantava sulla terra canta in paradiso; l'uomo che non sapeva cantare sulla terra sa cantare in paradiso. Questo concerto universale non è improvvisato, non è occasionale, non è alleviato da intervalli di quiete; esso perdura, tutto il giorno, ogni giorno, lungo una sessione di dodici ore. E restano tutti; quando sulla terra in due ore sarebbe il deserto. Il canto è di soli inni. Nah, di un solo inno. Le parole sono sempre le stesse, in numero appena circa una dozzina, e non c'è rima, non c'è poesia:
"Osanna, osanna, osanna, Signore Iddio del
Sabaoth, 'rah! 'rah! 'rah! siss!-- bum!.... aa-ah!"
3. Nel contempo ciascuno suona un'arpa - quei milioni e milioni! - quando sulla terra non più di venti su mille sapevano suonare uno strumento o avessero mai desiderato farlo. Provate a immaginare l'assordante uragano di suoni - milioni e milioni di voci che strillano e milioni e milioni di arpe che digrignano i denti all'unisono! Vi chiedo: non è atroce, non è odioso, non è orribile? Considerate poi che è una cerimonia di omaggio, lusinga, adulazione! Non mi chiedete chi è che è disposto a sopportare questo strano omaggio, questo folle omaggio; e non solo lo sopporta ma lo apprezza, ne gode, lo richiede, lo comanda? Trattenete il fiato! È Dio! Il Dio di questa razza, voglio dire. Se ne sta seduto sul suo trono, assistito dai suoi ventiquattro saggi e da altri dignitari della sua corte e volge il suo sguardo su chilometri e chilometri di questi suoi tempestosi adoratori e sorride, e fa le fusa, e annuisce la sua soddisfazione a nord, a est, a sud; uno spettacolo ingenuo e bizzarro quale mai sia stato ancora immaginato in questo universo. Almeno credo.
È facile vedere come l'inventore del paradiso non sia all'origine dell'idea, ma debba averla importata dalla coreografia cerimoniale di qualche piccolo, melanconico staterello sperduto in qualche angolo remoto dell'Oriente. Tutti gli uomini normali di razza bianca detestano il rumore; eppure accettano tranquillamente quella fatta di paradiso - senza riflettere, senza eccezioni, senza analisi - e vogliono veramente andarci! Vecchi devoti dalla testa grigia passano gran parte del loro tempo a sognare del giorno felice in cui potranno finalmente lasciare le preoccupazioni della vita per tuffarsi nelle gioie di quel posto. Appare evidente, tuttavia, quanto irrealistica debbano essi considerare quella prospettiva, chè nessuno si prepara al grande passo: non si vede mai nessuno con un'arpa, non si sente mai nessuno cantare.
Come avete visto, quel singolare spettacolo è una cerimonia di lode: lode con inni, lode con prostrazione. Prende il posto della «messa». Ordunque, qui in terra questa gente non sopporta molta messa - un'ora e un quarto è il limite, e il confine è posto a una volta a settimana, vale a dire alla domenica. Un giorno su sette, e anche allora non si struggono nell'attesa. E così - sentite cosa prevede il loro paradiso: «messa» che dura per sempre e una domenica che non ha fine. Quella breve celebrazione
settimanale li consuma velocemente, eppure agognano quella eterna, la sognano, ne parlano, pensano di pensare che gli piacerà - in tutta la semplicità dei loro cuori pensano di pensare che una volta lassù saranno felici! La verità è che gli uomini non pensano punto; essi pensano di pensare. Meno di due esseri umani su diecimila sono attrezzati per pensare. E quanto a immaginazione - beh! guardate il loro paradiso! Lo accettano, lo approvano, lo ammirano. Questo vi dà la cifra del loro intelletto.
4. L'inventore del loro paradiso riversa in esso tutte le nazioni della Terra in un grande, comune afflato. Tutte in eguaglianza assoluta, nessuna a prevalere sull'altra; debbono essere «fratelli», mescolarsi, pregare insieme, arpeggiare insieme, osannare insieme - bianchi, negri, ebrei, tutti - non ci sono distinzioni. Qui sulla terra ogni nazione odia l'altra, e tutte odiano l'ebreo. Eppure ogni persona pia adora quel paradiso e intende andarci. Lo vuole veramente. E quando è rapito nel furore della santità egli pensa di pensare che se solo fosse là porterebbe tutti i popoli al suo cuore in un abbraccio senza fine. È una meraviglia - l'uomo, dico! Vorrei proprio sapere chi l'ha inventato.
5. Ogni uomo sulla terra possiede una quota d'intelletto, grande o piccola, e, grande o piccola che sia, egli ne va orgoglioso. Il suo petto si gonfia alla menzione dei nomi dei grandi esponenti dell'intelletto della sua razza, e ama il racconto delle loro splendide conquiste. Chè egli è del loro sangue, e onorando se stessi hanno onorato lui. Guarda di che cosa è capace la mente dell'uomo! Declama; e snocciola l'elenco degli uomini llustri di tutte le epoche; e decanta la letteratura immortale che hanno regalato al mondo, e le meraviglie meccaniche che hanno inventato, e le altre glorie con cui hanno ammantato le scienze e le arti; e si scopre il capo davanti a loro, come con i Re, e rende loro omaggio il più profondo e sincero di cui il suo cuore esultante sia capace, esaltando così l'intelletto al di sopra di ogni altra cosa nel suo mondo, incoronandolo sul trono più alto sotto l'arco dei cieli in un'irraggiungibile supremazia. E poi concepisce un paradiso senza uno straccio d'intelligenza in alcun luogo! Non è strano, non è curioso, non è incomprensibile? È esattamente come ho detto, per quanto incredibile possa suonare. Questo sincero adoratore dell'intelletto, generoso riconoscitore dei suoi potenti servigi sulla terra ha inventato una religione e un paradiso che non accordano all'intelletto alcun rispetto, non offrono a esso riconoscimenti, non riservano a esso spazio alcuno: in realtà non ne fanno neppure menzione. A questo punto vi sarete resi conto che il paradiso degli esseri umani è stato pensato e costruito secondo un piano ben definito, e che questo piano prevede che esso abbia a contenere, fin nel dettaglio più accurato, ogni cosa possibile e immaginabile che sia repulsiva per l'uomo, e non una che egli apprezzi!
Molto bene, più andremo avanti e più questo fatto curioso si farà evidente. Annotatelo: nel paradiso dell'uomo non sono previsti esercizi per l'intelletto, nulla da cui esso possa trarre alimento. Vi marcirebbe in un anno - marcirebbe e puzzerebbe. Marcirebbe e puzzerebbe - e a questo punto diverrebbe santo. Una vera benedizione, chè solo un santo potrebbe sopportare le gioie di quel bailamme.
LETTERA III
Avete notato che l'essere umano è una curiosità. In passato ha avuto (usato e buttato) centinaia e centinaia di religioni; oggi ha centinaia e centinaia di religioni e ne lancia non meno di tre nuove ogni anno. Potrei aumentare il numero e restare nei fatti.
Una delle sue religioni principali è chiamata cristiana. Un suo profilo vi interesserà. È articolata in dettaglio in un libro di due milioni di parole chiamato Vecchio e Nuovo Testamento. Il libro ha anche un altro nome - Il Verbo di Dio, perchè il cristiano crede che ogni sua parola fu dettata direttamente da Dio - quello di cui vi dicevo. È molto interessante. Contiene nobile poesia, alcune favole geniali; un pò di storia inzuppata di sangue; qualche buona morale; un'abbondanza di oscenità e oltre un migliaio di bugie. Questa Bibbia è costruita essenzialmente con frammenti di Bibbie più antiche che avevano avuto i loro giorni prima di cadere in rovina. Per questo difetta in modo evidente di originalità. Necessariamente. I tre o quattro eventi più impressionanti e spettacolari erano già accaduti in Bibbie antecedenti; tutti i suoi migliori precetti e regole di condotta importati dalle medesime. Vi sono, in essa, solo due cose originali: l'inferno, e quel paradiso singolare di cui vi dicevo.
Cosa dovremmo fare? Se credessimo, con questa gente, che il loro Dio abbia inventato queste crudeltà lo diffameremmo; se credessimo che le abbia inventate questa gente diffameremmo loro. È in ogni caso uno spiacevole dilemma, dato che nessuna delle parti ci ha fatto niente di male. Per amor di tranquillità prendiamo partito.
Schieriamoci con la gente e mettiamo l'intero sgradevole fardello su di lui - paradiso, inferno, Bibbia e il resto. Non sembra giusto, non sembra corretto; eppure quando si pensi a quel paradiso così pesantemente carico di tutto quanto sia repulsivo all'essere umano, come pensare che l'abbia inventato un essere umano! E quando arriverò a dirvi dell'inferno, la vostra sorpresa sarà ancora più grande e probabilmente direte: no! Un uomo non potrebbe concepire un posto simile, per se o nessun altro; non potrebbe, semplicemente.
Quella Bibbia innocente racconta della Creazione. Di che cosa - dell'universo? Si, l'universo. In sei giorni! Per mano di Dio. Non lo chiamò universo - questo nome è moderno. Tutta la sua attenzione fu rivolta a questo mondo. Lo costruì in cinque giorni - e poi? Gli ci volle un sol giorno per fare venti milioni di soli e ottanta milioni di pianeti! A che cosa dovevano servire - secondo la sua idea? A fornire la luce per il suo piccolo mondo-giocattolo. Fu questo l'unico proposito; non ne ebbe altri. Uno dei venti milioni di soli (il più piccolo) doveva servire a illuminarlo durante il giorno, il resto a aiutare una delle innumerevoli lune dell'universo a attenuare il buio delle sue notti.
È abbastanza evidente che egli s'aspettasse di vedere i suoi cieli appena creati rutilanti di stelle fin dal momento in cui il sole del primo giorno fosse affondato all'orizzonte; e invece non una di esse fece capolino nella volta oscura se non tre anni e mezzo dopo la chiusura dei cantieri di quella memorabile settimana. Poi ne apparve una, sola soletta, e incominciò a brillare. Tre anni dopo ne apparve un'altra. Le due brillarono insieme per più di quattro anni prima che una terza s'aggregasse a loro. Dopo i primi cento anni meno di venticinque stelle punteggiavano le lande sconfinate di quei cieli deprimenti. Al trascorrere di mille anni non si vedevano ancora abbastanza stelle per montare uno spettacolo. Un milione di anni più tardi solo la metà dell'attuale schieramento aveva inviato la propria luce oltre le frontiere telescopiche, e ci volle un altro milione di anni perché il resto facesse lo stesso, come recita il detto volgare. E non essendoci allora il telescopio, il loro avvento andò inosservato. Da trecento anni, ormai, l'astronomo cristiano sa che la sua Divinità non fece le stelle in quei sei incredibili giorni, ma l'astronomo cristiano evita di approfondire quel dettaglio. E così il prete.
Nel suo Libro Dio è eloquente nell'apprezzamento delle sue opere maestose e non lesina, per esse, gli aggettivi più altisonanti che riesce a trovare, in segno della sua alta e giusta ammirazione per la magnitudine - eppure creò quei milioni di soli prodigiosi per illuminare questo minuscolo globo, invece di porre il sole di questo piccolo globo al servizio di quei soli prodigiosi. Nel suo Libro egli menziona Arturo - vi ricordate Arturo; ci siamo stati, una volta. È una delle lampade notturne di questa terra - quel globo gigantesco cinquantamila volte più grande del sole di questa terra al quale si confronta come un melone a una cattedrale. Ebbene, alla Scuola della domenica insegnano ancora ai bambini che Arturo fu creata per contribuire a illuminare la terra, e il bambino cresce e continua a crederlo per molto tempo anche dopo aver scoperto che le probabilità contrastano quella versione. Secondo il Libro e i suoi mentori l'universo ha solo seimila anni. È solo negli ultimi cento anni che menti studiose e curiose hanno scoperto che la sua età è piuttosto prossima ai cento milioni.
Durante i Sei Giorni Dio creò l'uomo e gli altri animali. Fece un uomo e una donna e li mise in un piacevole giardino insieme alle altre creature. Per un pò vissero tutti insieme nell'armonia e nella felicità della loro fiorente giovinezza; poi arrivarono i guai. Dio aveva avvertito l'uomo e la donna di non mangiare del frutto di un certo albero. E aveva aggiunto uno strano commento: egli disse che se avessero mangiato di quel frutto sarebbero certamente morti. Strano per la ragione che, non avendo mai visto prima un esempio di morte, essi non avrebbero potuto capire di che cosa egli stesse parlando. Né avrebbe egli, o qualsiasi altro Dio, potuto chiarirne a quei giovinetti ignoranti il significato senza fornirgli un esempio. Le mere parole non avrebbero potuto avere per essi significato diverso di quanto ne avrebbero avuto per un infante di giorni. Poco dopo un serpente li avvicinò in privato, avanzando in posizione eretta, all'uso dei serpenti di quei tempi. Il serpente gli disse che il frutto proibito avrebbe colmato le loro menti vuote con la conoscenza. Essi ne mangiarono, il che fu abbastanza naturale essendo l'uomo concepito in modo che egli desideri ardentemente conoscere; mentre il prete, come Dio, del quale è imitatore e rappresentante, ha fatto dell'impedire a esso di imparare qualsiasi cosa utile il proprio ufficio sin dal principio. Adamo e Eva mangiarono il frutto proibito, e all'improvviso una grande luce penetrò le loro menti ottenebrate. Avevano acquisito la conoscenza. Che conoscenza - conoscenza utile? No - solo conoscenza che c'era una certa cosa chiamata Bene, e una certa cosa chiamata Male, e come commettere il male. In precedenza non potevano commetterlo. Tutti i loro atti prima di allora erano stati senza macchia, senza colpa, senza peccato. Ma adesso potevano commettere il male - e soffrire per esso; adesso avevano acquisito quello che la Chiesa considera un bene inestimabile, il Senso Morale; quel senso che differenzia l'uomo dalla bestia e lo pone al di sopra della bestia. Invece che al di sotto della bestia - che si dovrebbe supporre la collocazione più appropriata, dato che egli è sempre sporco di mente e colpevole e la bestia sempre pura di mente e innocente. È come valutare un orologio che deve andare male più di uno che non può andar male.
Ancora oggi la Chiesa stima il Senso Morale la più grande richezza dell'uomo, pur sapendo quanto Dio l'avesse in scarsa considerazione e abbia fatto il possibile, nel suo stile maldestro, per risparmiarlo ai suoi fanciulli felici del Giardino. Molto bene, adesso Adamo e Eva conoscevano il male e sapevano come farlo. Sapevano come fare una varietà di cose cattive, e tra queste una più di altre - quella che più di altre aveva occupato la Divina attenzione: l'arte e il mistero del rapporto sessuale. Fu per essi una magnifica scoperta, e presto smisero di bighellonare nell'ozio per dedicare all'esercizio tutta le loro energie, povere, esultanti giovani cose! Nel mezzo di una di quelle celebrazioni sentirono Dio passeggiare nel bosco, com'era sua abitudine pomeridiana, e furono paralizzati dalla paura. Perchè? Perchè erano nudi. Non se ne erano mai avveduti prima. Non se n'erano mai curati prima. E nemmeno Dio. In quel momento memorabile era nato il pudore, e da allora taluni l'hanno sempre tenuto in grande considerazione anche se di certo avrebbero seri problemi a spiegarne il perché. Adamo e Eva erano venuti al mondo nudi e senza vergogna - nudi e puri di mente, e nessuno dei loro discendenti l'ha mai fatto in altro modo. Tutti nudi, senza vergogna e puri di mente. Dovettero tutti imparare la vergogna, e a insozzare la propria mente; non c'è mai stata altra maniera. Il primo dovere di una madre cristiana è quello di sporcare la mente del proprio piccino, e ella non lo trascura. Il suo pargolo cresce, e si fa missionario, e si reca dall'innocente selvaggio e dal civilizzato giapponese e sporca le loro menti. E dal momento che il concetto di pudore è assimilato, essi ricoprono i loro corpi e smettono di bagnarsi nudi insieme. La convenzione impropriamente chiamata pudore non ha metro, e non potrebbe, essendo essa contraria alla natura e alla ragione, dunque un'artificialità soggetta al capriccio di ognuno, al capriccio malato di ognuno. E così in India la donna raffinata nasconde la faccia e i seni e lascia scoperte le gambe dall'anca in giù, mentre la gentildonna europea copre le gambe e mette in mostra la faccia e i seni. Nelle terre abitate dagli innocenti selvaggi la gentildonna europea s'adatta presto alla nudità completa dei nativi e cessa di sentirsene offesa. Nel diciottesimo secolo un conte e una contessa francesi molto raffinati - senza legami di parentela - naufragarono su un'isola deserta vestiti solo degli indumenti da notte. Presto restarono completamente nudi, e pieni di vergogna - per una settimana. Poi la vergogna scemò e dopo un po' smisero di pensarci. Non avete mai visto una persona vestita? Orbene, non avete perso niente.
Ma andiamo avanti con le curiosità Bibliche. Naturalmente avrete supposto che alla minaccia di punire Adamo e Eva per la loro disubbidienza non fu poi dato seguito, visto che non avevano creato se stessi, nè la loro natura, nè i loro impulsi, nè le loro debolezze, e dunque non erano propriamente soggetti al comando di alcuno, o responsabili verso alcuno dei propri atti. Vi sorprenderà sapere che la minaccia fu eseguita. Adamo e Eva furono puniti, e quel crimine trova tuttora giustificazione. La sentenza di morte fu eseguita. Come avrete intuito, l'unico responsabile per il delitto della coppia la fece franca, e non solo la fece franca ma si trasformò nel boia degli innocenti. Nel vostro e mio paese ci verrebbe fatto il privilegio di ironizzare di questo genere di moralità, ma sarebbe inopportuno farlo qui. Molte di queste persone hanno facoltà di ragione, ma nessuno sembra disposto a farne uso quando si tratta di religione. Le menti migliori vi diranno che quando un uomo genera un figlio egli è moralmente tenuto a accudirlo teneramente, proteggerlo dal dolore e dalle malattie, vestirlo, sfamarlo, capirlo, a non levare la mano su di esso se non in atto d'affetto e per il suo proprio bene e mai, in ogni caso, farlo oggetto di gratuita crudeltà. Il trattamento che Dio riserva ai suoi figli terreni, ogni giorno e ogni notte, è l'esatto opposto di tutto questo, eppure quelle menti brillanti s'accaldano a giustificare quei crimini, li condonano, li scusano e rifiutano con sdegno di considerarli crimini affatto se a commetterli è lui. Il nostro è un paese interessante, ma niente da noi è interessante quanto la metà della mente umana.
Molto bene, Dio cacciò Adamo e Eva dal Giardino, e poi li assassinò. Tutto per aver disubbidito a un comando che non aveva alcun diritto di pronunziare. Ma non è tutto, come vedrete. Egli ha un codice morale per se e uno alquanto diverso per i suoi figlioli. A essi chiede di trattare con giustizia e tolleranza i peccatori e di perdonarli settanta-e-sette volte, mentre egli non tratta con tolleranza e giustizia nessuno e non fù capace di perdonare a quella prima coppia di giovani ignoranti e sprovveduti il loro primo piccolo peccato dicendo: «per questa volta andate, voglio darvi un'altra possibilità». Al contrario! Egli elesse di punire i loro figli di tutte le epoche fino alla fine del tempo per un peccato insignificante commesso da altri prima ancora che fossero nati. La punizione è ancora in atto. In forme attenuate? No, in forme atroci. Voi non arrivereste a supporre che un Essere di quella fatta possa ricevere molti complimenti. Ricredetevi: il mondo lo chiama il Giustissimo, il Virtuosissimo, il Buonissimo, il Pietosissimo, l'Indulgentissimo, l'Onestissimo, l'Affettuosissimo, Fonte di ogni Moralità. Questi sarcasmi sono pronunziati ogni giorno, in tutto il mondo. Ma non con intento sarcastico. No, sono pronunziati seriamente, senza sorridere.