mercoledì 5 agosto 2009

R. Bach - Illusioni

"11. Il Maestro rispose e disse : " C'era una volta un villaggio di creature che vivevano nel
fondo di un gran fiume di cristallo.
12. " La corrente del fiume scorreva silenziosamente su tutte le creature, giovani e vecchie,
ricche e povere, buone e malvagie, in quanto la corrente seguiva il suo corso, conscia
soltanto della propria essenza di cristallo.
13. " Ogni creatura si avvinghiava strettamente, come poteva, alle radici e ai sassi del letto
del fiume, poichè avvinghiarsi era il loro modo di vivere, e opporre resistenza alla corrente era
ciò che ognuna di esse aveva imparato sin dalla nascita.
14. " Ma finalmente una delle creature disse: "Sono stanca di avvinghiarmi. Poichè, anche se
non posso vederlo con i miei occhi, sono certa che la corrente sappia dove sta andando,
lascerò la presa e consentirò che mi conduca dove vorrà. Continuando ad avvinghiarmi
morirò di noia".
15. " Le altre creature risero e dissero: " Sciocca! Lasciati andare e la corrente che tu adori ti
scaraventerà rotolandoti fracassata contro le rocce, e tu morirai più rapidamente che per la
noia".
16. " Quella però non dette loro ascolto e, tratto un respiro, si lsciò andare e subito venne
fatta rotolare dalla corrente e frantumata contro le rocce.
17. " Ciò nonostante, dopo qualche tempo, poichè la creatura si rifiutava di tornare ad
avvinghiarsi, la corrente la sollevò dal fondo, liberandola, ed essa non fu più nè contusa nè
indolenzita.
18. E le creature più a valle nel fiume, per le quali era un estranea, grdarono: " Guardate, un
miracolo! Una creatura come noi, eppure vola! Guardate il Messia venuto a salvarci tutte!".
19. " E la creatura trascinata dalla corrente disse: " Io non sono un Messia più di voi. Il fiume
si compiace di sollevarci e liberarci, se soltanto osiamo lasciarci andare.
La nostra missione vera è è questo viaggio, questa avventura".
20. " Ma le altre gridarono più che mai " Salvatore ", sempre avinghiandosi nel frattempo alle
rocce, e, quando tornarono a guardare, il Messia era scomparso, ed esse rimasero sole a
intessere leggende su un Salvatore".

lunedì 3 agosto 2009

Shiatsu


La finestra è leggermente aperta, il vento leggero porta in casa l’odore lieto della sera.

Un’intuizione…nasce tutto da un’intuizione.

E’ la seconda volta che vengo in Romagna e vi passo del tempo, torno adesso dal Sana di Bologna dove ho incontrato la mia grande famiglia dello shiatsu, indossato ancora una volta una maglietta e condiviso quel grande sogno che unisce noi operatori, far innamorare dello shiatsu quante più persone possibili.
E’ una sfida, un desiderio di dire agli altri: “…senti, guarda, ascolta quanto è bella questa cosa che ho scoperto che mi è capitata, che invade giorni e pensieri…no, non è una donna…ma somiglia molto…ha fascino…è ammaliante, travolgente, vitale, accompagna la mia vita.” E’ shiatsu.


Un Modello da imitare
Non un luogo per lo shiatsu ma lo shiatsu in ogni luogo.
Ho degli amici in Romagna, dei passionari veri, intessuti dell’antico senso della vita, di quella spontaneità contadina, accogliente e semplice. Operatori con un sogno portare lo shiatsu ovunque, in ogni angolo della Romagna e non fermarsi mai, raggiungere ogni persona indifferentemente dal luogo dove risieda. Non aspettare il bisogno della gente, il malessere, ma proporre la forza della vitalità, sempre. Praticanti con l’unico scopo di portare un messaggio: “ siete vivi e questo va e può essere valorizzato costantemente, indifferentemente dall’età, dalle difficoltà o altro.


Gli anziani e i campi di grano
E’ tutto giallo vestito a festa, ondeggia maturo prima della raccolta, è il sole in terra. E’ il sorriso della memoria…
Il pensiero che ogni persona senta benessere ha portato i passionari dell’Arte dello Shiatsu”, è questo il nome dell’associazione che hanno creato, nei centri sociali per anziani. Bussando ed entrando in punta di piedi si è presentato lo shiatsu come un amico e come tale è entrato a far parte della loro singolare e unica vita. E l’amico lo si aspetta per condividere la quotidianità. Parla dialetto lo shiatsu, il dialetto dei popoli tutti, è compagno, vive di quelle espressioni di fraternità inaspettate, dell’intesa nata sotto il pollice, è complice dell’allegria. La fila, l’attesa, i commenti alla fine della seduta all’uke successivo : “ che invidia che ho di te che adesso inizi… vorrei essere ancora io a continuare…riesco ad alzare il braccio…sapessi come lavo i piatti ora…Dio Vi Benedica.” Esperienze, storie ed episodi che fanno comprendere che dentro di noi c’è sempre tanto per risollevarci quando la vita ci porta verso il basso.


L’impronta
Ha inizio col primo passo non scompare che con l’ultimo.
Ho osservato e compreso il valore di proporre uno shiatsu nudo, senza casa, ambizioni, possessi. Uno shiatsu senza Principi e Re… fatto di rapporti alla pari, che chieda permesso prima di entrare e ringrazi fortemente alla fine. Vedere risorse ovunque, possibilità e non limiti è questo che crea la traccia della diversità nel popolo dello shiatsu, la capacità di attingere all’individualità di ognuno senza per questo creare verticismi, leader e operai, comandanti e mozzi. Ho visto un’impronta, l’ho vista in Romagna…vorrei vederla negli occhi di tutti quelli che incontrerò da domani e che con fare sicuro mi diranno: “ piacere mi chiamo ………... sono un Operatore Shiatsu”.

di Francesco Musso

Accademia Siciliana Shiatsu