giovedì 28 gennaio 2010

Specchio, specchio delle mie brame...

Quando avevo 16 anni, esattamente la metà di quelli di adesso, pensavo che gli adulti avessero torto a non darci molto conto a noi giovani, che io per quegli anni di scuola ero più colta di molti di loro (aaah!) e che avevo già capito tante cose, che insomma da quel momento in poi mi consideravo così saggia e che la vita ormai non aveva più segreti per me.
Ah, l’arroganza della gioventù, ah l’incoscienza dell’ignoranza!
In seguito la vita , pur scappando il più possibile, non mi ha risparmiata e colpo su colpo è riuscita a smussare la mia arroganza.
Quanto mi credevo brava e intelligente a 16 anni!
Chino la testa e riconosco la mia ignoranza, la mia piccolezza. Proprio per essermi creduta più di quanto non fossi da una parte, e meno di quello che ero da un’altra parte, sono riuscita a fare e scoprire così poco che mi pare di non avere neanche vissuto, ma solo sognato di farlo.
In un certo senso mi sembra di non essere stata viva che per pochissimi istanti e allo stesso tempo mi pare di essere già morta a quella di prima.
Quindi prima non eri viva e adesso sei morta? Eh?
Se vorrò tornare a vivere, di una vita più vera, allora dovrò fare molta attenzione a non cadere più:
Nella trappola dei rivoltati.
Nella trappola dei giusti che vogliono dimostrare che tutto quello che fa guadagnare qualcuno è sbagliato, che la religione e la politica non hanno valori.
Nella trappola di quelli che ti additano dicendoti di essere cieco e non ti accettano fino a quando non fai e dici come loro.
Nella trappola di chi si dà il nome di un'altra realtà per poi metterti sempre davanti immagini di sofferenza invitandoti a combatterli.
Ma io non voglio lottare contro, perché la lotta mi dà l’idea della violenza. E con la violenza non si raggiungerà mai la pace. Mettendoti sempre davanti gli orrori, le ingiustizie, parlarne sempre, combatterli, non fa che aumentare il loro potere, perpetuare la paura, la rivolta e la violenza. Quello che fa paura indebolisce, mentre la bellezza dona sempre forza, vitalità.
Perciò io voglio lavorare per. Per la mia crescita, per la mia pace e quella degli altri, per la bellezza, per l’amore.
Con la lotta si va sempre in cerchio. Invece noi abbiamo bisogno di una spirale, di modo che ci sia solo l’illusione di tornare al punto di partenza. Ci deve essere una crescita.
Che poi alla fine si potrebbe concludere tutto con un cerchio. Ma in quel cerchio non sei lo stesso della partenza. Sei sempre te stesso in essenza, ma nel lavoro della coscienza sei uno che ha perso tanto del bagaglio iniziale, una perdita, meglio dire una rinuncia necessaria per fare posto a un nuovo più consapevole.
Alla fine magari possiedi un numero uguale di conoscenze, di qualità, ma la loro materia è diversa, fatta di luce, fatta di intercorrispondenza.
Come nella fiaba Biancaneve, chi crede di essere apprezzabile per la sua bellezza di questa facendosi un’identità e cerca di danneggiare un altro per non sentirsi sminuito, questi perderà la sua bellezza, ma chi la sua bellezza la vede come qualcosa di perfettibile e in nessun caso superiore ad un’altra, allora questa sua iniziale bellezza lo condurrà verso qualcosa di nuovo, di più grande ancora...
Come diceva il buon Pascal?
“ Non bisogna che l’uomo creda di essere uguale alle bestie, o agli angeli, né ch’egli ignori l’una e l’altra cosa, ma bisogna che conosca entrambe.
419. Non tollererò che si adagi né nell’una né nell’altra cosa, affinché essendo senza sostegno e senza riposo…
420. S’egli si vanta, io l’umilio, se si umilia lo vanto; e sempre lo contraddico, finché non si renda conto di essere un mostro incomprensibile.
421. Alla stessa stregua biasimo e coloro che prendono la risoluzione di lodare l’uomo, e coloro che prendono quella di biasimarlo, e coloro che prendono quella di pensare ad altro; e posso approvare soltanto coloro che cercano gemendo.
422. E’ buona cosa essere stanchi e spossati per l’inutile ricerca del vero bene, al fine di tendere le braccia al Liberatore.
423. Contrarietà. Dopo aver mostrato la bassezza e la grandezza dell’uomo. - L’uomo valuti a questo punto il suo valore. Ami se stesso, perché c’è in lui una natura capace di bene; ma non ami per questo le bassezze che sono in essa. Disprezzi se stesso, perché quella capacità è vacua; ma non disprezzi per questo tale capacità naturale. Odi se stesso, ami se stesso: egli ha in sé la capacità di conoscere la verità e si essere felice; ma non possiede alcuna verità costante o soddisfacente.
Vorrei dunque portare l’uomo a desiderare di trovarne, a essere pronto e libero dalle passioni, per seguirla dove la troverà, sapendo quanto la sua conoscenza sia oscurata dalle passioni; vorrei davvero che egli odiasse in sé la concupiscenza che riesce da sé a farlo determinare, affinché essa non lo accechi nel fare la scelta, e non lo arresti, a scelta avvenuta.
424. Tutte queste contrarietà, che sembrano maggiormente allontanarmi dalla conoscenza della religione, son proprio quelle che mi hanno più presto condotto a quella vera.”

Alina

lunedì 4 gennaio 2010

FESTINA LENTE

E tecnologia fu! E così avemmo anche la televisione, i cellulari , i computer e l’Internet. Ci scoprimmo affamati di bellezza, di notizie, di contatto e di relazioni. Fummo sopraffatti dalla quantità di informazioni e di cose da fare.
E di colpo qualcuno si è sentito stanco, come alla fine di una lunga, angosciosa corsa.
Da troppo tempo che inghiottiamo quantità enormi di informazioni. E' giusto che adesso impariamo a distinguere tra il superfluo e la necessità.

Ogni tanto prendiamoci del tempo per guardare le cose come se fosse la prima volta che le vediamo, ogni tanto ascoltiamo il nostro respiro ed il silenzio dietro il rumore.
Rallentiamo la corsa e ricordiamoci dei nostri veri bisogni.
Ricordiamoci di vivere!

Alina