sabato 30 aprile 2011

Il fiume

"Il viaggiatore non ricordava bene com'era arrivato in quello strano posto, si sentiva stanco e ormai non ricordava più tante cose. Vedeva davanti a se un fiume , uno strano fiume con il quale si sentiva in qualche modo collegato.

Accanto al fiume vede una città e tanta gente che stranamente non guarda verso il fiume.
Il viaggiatore si avvicina a quella gente. Tutti si affannano, corrono di qua e di là, discutono, fanno dei progetti. Gli danno l'impressione di un gruppo di ragazzini che giocando cominciano a prendersi troppo sul serio, si accaldano e delle volte si azzuffano anche.
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E' passato di tempo da quando il nostro viaggiatore è arrivato in questo posto. Ormai quella città non gli pare più strana. E' la sua città e lui indossa dei vestiti uguali a quelli degli altri. Ha una casa, un lavoro, amici e ogni tanto anche una compagna.
Quel giorno non sa perché, scende dalla macchina ed entra in quel parco.
Ci passava accanto quasi ogni giorno andando al lavoro, ma non trovava mai il tempo per entrarci. Un bel posto, pensava lui, alberi, fiori, aria fresca, uccelli che cantano allegramente...
Su una panchina, accanto ad una fontana, vede una ragazza che lo sta guardando e gli fa un cenno. Lui si avvicina ed incominciano a discutere.
Da allora si sono visti più volte, lo stesso posto, accanto ala fontana.
Delle volte lui ha come l'impressione che lei gli leggesse i pensieri... Ma va, chi ci crede a queste cose... Semplice attrazione fisica, pensa lui.
Un giorno,mentre parlano ad un certo punto lui dice ridendo:
" Non ne posso più di tutti questi qua che parlano del fiume, oramai siamo nel XXI secolo, ancora con queste superstizioni!"
Lei lo guarda attentamente:
" Anch'io la pensavo come te..."
Lui la guarda stupito: " Anche tu!", "Mi sembravi una ragazza intelligente..."
" Ti dirò di più... Io il fiume l'ho visto anche. Per questo, qualsiasi ragionamento tu mi facessi, non potresti mai convincermi. Il fiume esiste, noi tutti veniamo di là e un giorno ci faremo ritorno. Solo che molti, troppi, l'hanno dimenticato. Mettendoci questi vestiti, questi occhiali che ci oscurano la vista, non riusciamo più a scorgere il fiume. Ogni tanto sentiamo il suono delle sue onde, ma non ricordando più il fiume, dimentichiamo presto anche l'insolito mormorio."
Lui non dice niente. Gli piace parlare con quella ragazza, però, delle volte, che dire, esagera, non sa quello che dice...
In fondo non costava nulla provare... Aveva accettato l'invito della ragazza e quel giorno avevano cambiato il posto dell'incontro. Lei sosteneva che in quel momento si trovavano proprio accanto al fiume. Ma lui non vede niente.
Lei sorride:
"Chiudi gli occhi ... Adesso ascolta..."

Alina

Piccolo uomo

Piccolo uomo, perché ti lamenti adesso? 
Dov'eri quando io piangevo sconsolata, dov'eri quando io ti stavo chiedendo un po' di attenzione, un po' di conforto? Eri sordo alle mie parole e mi volgevi le spalle quando ti chiedevo un po' di compagnia.
Pian piano la tua indifferenza mi ha avvelenata, il tuo egoismo mi ha incatenata.
A lungo ho sofferto in silenzio, ma ora devo reagire, altrimenti morirei in una lunga agonia.
Non mostrarti stupito adesso se vedi le mie lacrime trasformarsi in fiumi. E se senti fragore di tuoni sappi che sono le mie catene che si stanno spezzando.
Ho bisogno di aria, aria fresca e tanta, tanta acqua per pulirmi dalle tue offese.
Piccolo uomo, la mia liberazione è vicina e presto danzerò leggera insieme a chi mi ama.
                                                                                                                    La Natura


Alina

domenica 21 novembre 2010

Abbraccio

Con un tocco vorrei chiamarti,
In un abbraccio trattenerti
per poi restituirti a te stessa (anima)!

Nel ritmo di una musica dimenticata
Dentro nuovi sapori e colori respirare
E poi su ali di gioia
Nella meraviglia di un vuoto pieno
Volare!

domenica 5 settembre 2010

Inizi

Se la vita è fatta di alti e bassi e se per avere il nuovo bisogna superare le tattiche, allora per continuare la mia crescita avrei bisogno di un’altra buona strategia.
Ogni incontro shiatsu è la continuazione di un cammino, così parlare dell’ultimo incontro altro non è che aggiungere frasi ad un racconto iniziato tempo fa…
Ricordo il giorno in cui sono andata a Palermo per iscrivermi al corso di shiatsu. Non conoscevo Palermo e per trovare il posto, prima mi sono guardata bene la mappa della città. Curioso, seguire la mappa di una città per poi scoprire che da lì iniziava la mappatura di una vita…
Dev’essere che ero troppo disperata per decidere io, che mi ero accontentata fino ad allora di solo tattiche di sopravvivenza, di rischiare un’altra delusione. Così ho dovuto superare il conosciuto più o meno rassicurante, per la possibilità del nuovo. Era una strategia, ma non lo sapevo.
Volevo solo uscire dal conosciuto che era diventato troppo scontato e limitante.
E grande è stata la meraviglia di vedere venire a galla risposte a domande dimenticate, la sorpresa di scoprire nello shiatsu una via verso quello che in me si era assopito.
Istruttivo e sorprendente sentir parlare di punti di riferimento, smontare i meccanismi del dare per scontato e degli automatismi.
Stimolante ma anche terribile vedersi messo sempre di fronte ai propri limiti.
Gratificante iniziare ad intuire un senso dietro le esperienze, rendersi conto che nozioni teoriche come punti yu e bo, modelli culturali, mappature di meridiani yin e yang trovano un posto già scolpito in precedenza tramite i katà e negli incontri con altri corpi, altri vissuti.
Bello lo shiatsu che parla ad una parte più o meno dormiente dentro di noi, che parla la lingua di tutti, che racconta di vita ed in mezzo al relativismo fa intuire anche le costanti!
Meraviglioso camminare verso la parte selvaggia dentro di noi, quella che non si farà mai addomesticare per accettare regole e convinzioni distruttive, la fata dentro di noi che ci può prendere per mano e condurre verso il regno della Possibilità.

Alina

Nuovi sensi

- In doppio senso, ma più in un senso-

Per me l’italiano è una lingua acquisita da grande. Da bambina non conoscevo l’italiano, ma capitava di sentire delle canzoni italiane e qualche parola per assomiglianza la capivo. Ricordo quella canzone di Cutugno che diceva: " Lasciatemi cantare...". Per queste due parole, beh ci potevo arrivare, ma il seguito, nel ritornello, con la chitarra in mano, mi risultava assai più complicato, e dopo averci pensato un po’ mi sono decisa che si trattava di una sola parola, e per non aver sentito bene e molto spesso la canzone ho concluso che la chitarra in mano era un caraimano. Cantato veniva: caraimanooooo, na, na…
Poi negli anni, seguendo i canali televisivi italiani ho iniziato a capire sempre di più e così il caraimano ridiventava "chitarra in mano", "non mancate" che prima mi sembrava non mangiate ridiventava essere presenti, "ora" non era più solo un ora e così via. Le parole sentite avevano un nuovo senso e le pause si mettevano al momento e nel posto giusto .
Ripenso ai miei primi tempi nello shiatsu. All’inizio ci hanno proposto un kata, cioè una sequenza di movimenti da ripetere sempre nello stesso ordine. Dopo un po’ un secondo, e dopo ancora un terzo kata.
Ce li hanno dati dicendoci, provate, provate e riprovate e poi scoprirete da soli di cosa si tratta.
E così ho fatto. Il più spesso possibile, provato, provato, riprovato. E sofferto mal di schiena, male ai piedi, alle caviglie, alle gambe, al collo…
E pianto e poi riso e poi di nuovo pianto… E sono fuggita e poi tornata…
Ed eccomi qua, a ricordare e a consapevolizzare che quello che prima era solo una sequenza di movimenti, col tempo è diventato qualcos’altro…
In realtà la sequenza non si è mossa è rimasta tale e quale, a muovermi sono stata io.
Col tempo , con la pratica, quello che prima eseguivo in un modo tutto attaccato, adesso ha nuove pause, se prima seguivo un mio ritmo adesso provo a seguire quello più adatto e quello che prima non mi diceva niente adesso ha un senso.
O quello che mi sembrava significasse una cosa si è rivelata essere completamente un’altra.
Quindi nuove sensazioni e un nuovo senso.
Hai detto un nuovo senso? Ma in che senso?
;-)

Alina

Viaggio nello shiatsu

Un po' di tempo fa...
Un corso di shiatsu. Pensando di trovare una cosa che riguardava il pensiero orientale, i meridiani, rimedi per disfunzioni, per poi un giorno scoprire con meraviglia di aver trovato, sì, tutto questo, ma ancora molto di più…

Così io, un giorno d’inverno mi sono trovata tra sconosciuti a voler apprendere di una cosa sconosciuta. Mi sentivo sofferente di una cosa non definita, ma anche travolta più che mai dal desiderio di un “ non so cosa”…
Una situazione si vede meglio se si riesce a mettersi un po’ da parte, ad uscire un pochino da essa per poter osservarla meglio. O addirittura andando per tappe uscire quasi completamente da essa passando ad una fase successiva.
E così si parla di un prima e un dopo che poi sono sempre molto legati e si mandano continuamente richiami.
Quindi , nei miei primi tempi shiatsu ero sofferente, ma non sapevo o non osavo a dirlo. E un giorno mi sono scoperta ancora più dolente di prima e allora ho provato a fuggire . Ma ho fatto anche un viaggio , nel vero senso della parola e d’improvviso mi sono trovata a parlare diversamente, a guardare e fare richieste in modi più o meno insoliti.
Poi dopo qualche mese tornata e pronta a continuare l'altro viaggio, quello che spero mi accompagnerà per tutta la vita, lo shiatu.
E man mano che vado avanti nella scoperta dello shiatsu (e della vita), nuove persone, occasioni e nuovi punti di vista mi vengono incontro. Ed io mi ritrovo ogni giorno più stupita (ma è proprio vero!) e gli accaduti del passato iniziano a prendere contorno e più forte è la mia convinzione, più facilmente le vecchie paure ed i vecchi ostacoli si sciolgono rendendomi sempre più libera, sempre più forte.
E’ chiaro, non si può parlare dello shiatsu senza parlare della propria vita, perché lo shiatsu non è un sentiero parallelo, ma un cammino che s’intreccia continuamente con il vissuto di chi lo vuole vivere, respirare in ogni momento della sua esistenza.

Superfluo:
Sono un fiume, debole ai suoi inizi, stordito dagli ostacoli, ma che una volta ingrandito e cosciente dei suoi argini non si fa più fermare.
Sono una bilancia squilibrata da pesi sbagliati, ma che mani abili aiutano a farsi aggiustare.
Sono una barca in mezzo ad un mare agitato, circondata dalla nebbia, ma che un giorno più nero che mai ha intravvisto la luce lontana di un faro. E adesso la barca , attenta ai venti, al rumore e alle mosse delle onde impara a seguire le luci con la speranza di trovare un giorno mari più calmi e sole a posto della nebbia.
Speriamo buon vento!

Alina

Ritmi

Lo shiatsu mi insegna che ogni persona ha un suo ritmo.
C'è chi ha un ritmo alto, c'è il ritmo medio-alto, il ritmo lento...
Una piccola riflessione sui due ritmi opposti (complementari), il ritmo lento e quello veloce.
Un ritmo lento vuol dire una persona pacata, che fa le cose con calma, non ama la fretta e la confusione. Questa persona tende ad avere una vita interiore più complessa ma spesso va in accumulo di pensieri, desideri, fantasie... Mentre una persona con un ritmo veloce che fa salti acrobatici tra le varie situazioni della vita non ha tanto tempo per riflettere e ha la possibilità di smaltire in fretta i residui di pensieri.
E allora la persona che accumula , capita che ad un certo punto, ad un minimo eco, scarichi tutto l'ammasso come una valanga...
Il ritmo lento è spesso presente a se stesso e a quello che lo circonda, il ritmo veloce si fa trascinare dagli eventi ed è per lo più assente, è lui stesso vissuto senza viversi molto...
Ma esiste un ritmo ideale?
Esiste una tendenza evolutiva?
Forse c'è una tendenza , o almeno una meta di molti verso un ritmo lento, ma senza accumulo.
I grandi maestri dell'umanità insegnano che si deve raggiungere uno stato di pace interiore, senza desiderare, senza attacarsi a nulla.
L'occidentale incontra una grande difficoltà a capire il concetto. Cosa vuol dire non avere più desideri? Mica siamo morti...
Posso pensare ad uno stato intenso di concentrazione...
Un chirurgo che opera, un' artificiere che disinnesca una bomba, un alpinista su un tratto pericoloso della montagna. Sono situazioni molto delicate in cui ci vuole una salda concentrazione, non ci si può permettere la minima distrazione, né alcun pensiero superfluo.
E allora mi viene da pensare che vivere nel presente, nel qui e adesso voglia dire proprio questo. Vivere sempre uno stato intenso di presenza, senza pensieri di cosa non c'è, senza preoccupazioni, senza fantasticare...
Più o meno...

Alina