giovedì 24 settembre 2009

Jung, Pensieri


Il ricordo dei fatti esteriori della mia esistenza si è in gran parte sbiadito o è svanito nel nulla ma i miei incontri con l’altra realtà, gli scontri con l’inconscio si sono impressi in modo indelebile nella mia memoria. Ogni altra cosa al confronto ha perduto importanza. Posso comprendere me stesso solo in rapporto alle vicende interiori, sono queste che hanno caratterizzato la mia vita, ecco perché parlo principalmente di queste esperienze. I sogni e le fantasie costituiscono parimenti la materia prima della mia attività scientifica, sono stati per me il magma incandescente dal quale nasce cristallizzandosi la pietra che deve essere scolpita. Nel nostro giardino sporgeva un masso, era la mia pietra. Spesso quando ero solo andavo a sedermi su quella pietra e cominciava allora un gioco fantastico, pressappoco di questo genere “sono quello che è seduto sulla pietra o io sono la pietra sulla quale egli siede”. Non nutrivo dubbi che la pietra fosse in qualche oscuro rapporto con me e potevo starci seduto per ore affascinato dal suo enigma. La pietra non ha incertezze non ha bisogno di esprimersi ed è eterna, vive per millenni pensavo, mentre io sono solo un fenomeno passeggero che si consuma in emozioni di ogni genere come una fiamma che divampa rapidamente e poi si spegne. Io ero solo la somma delle mie emozioni e qualcosa d’altro in me era la pietra senza tempo. Ero costantemente alla ricerca di qualcosa di misterioso, mi immergevo nella natura, quasi mi confondevo nella sua stessa essenza fuori dal mondo degli uomini. Oggi come allora sono un solitario, perché conosco e intuisco cose che gli altri ignorano e di solito preferiscono ignorare...

Anch’io posseggo questa natura arcaica che in me si combina col dono, non sempre piacevole, di vedere la gente e le cose come realmente sono...

Giunsi sulla cima, e lì, in quell’aria insolitamente leggera, contemplai inimmaginabili lontananze. “Si è questo il mio mondo” pensai “il vero mondo, quello segreto dove non vi sono insegnati e scuole e dove uno può essere, senza dover chiedere nulla”. Tutto era molto solenne e avvertivo la necessità di essere gentile e silenzioso perché mi trovavo nel mondo di Dio, qui il suo mondo era tangibile...

Il sogno è la piccola porta occulta che conduce alla parte più nascosta e intima dell’anima, aperta sull’originaria notte cosmica che era già anima, molto prima che esistesse la coscienza dell’io. La coscienza divide, ma col sogno noi penetriamo nel luogo più profondo, universale, vero ed eterno, ancora immerso nell’oscurità di quella notte primitiva in cui egli era tutto e tutto era in lui nella natura indifferenziata e priva di ogni io. Da questa profondità che collega tutto nasce il sogno. Talora con lunghi giri, noi dobbiamo condurre l’individuo in una zona oscura, visibilmente insignificante, irrilevante e inessenziale della sua anima e dobbiamo fare ciò seguendo una via che è stata abbandonata da tempo riconosciuta come illusione, anzi sciocchezza. Quella zona non è altro che il fugace effimero grottesco prodotto della notte: il sogno, e la via è la comprensione del sogno. Occuparsi dei sogni significa prendere coscienza di se. L’arte di interpretare i sogni non si può apprendere dai libri, nessuno che non conosca se stesso può conoscere l’altro e in ognuno vi è un altro che noi non conosciamo che ci parla attraverso il sogno e ci comunica un immagine diversa da quella che abbiamo di noi stessi...

Ho spesso visto persone diventate nevrotiche per essersi accontentate di risposte inadeguate o sbagliate ai problemi della vita. Cercano la posizione, il matrimonio, la reputazione, il successo esteriore o il denaro e rimangono infelici e nevrotiche anche quando hanno ottenuto tutto ciò che cercavano. Persone del genere di solito sono confinate in un orizzonte spirituale troppo angusto, la loro vita non ha sufficienti contenuti, non ha significato. Se riescono ad acquistare una personalità più ampia, generalmente la loro nevrosi scompare. Tra i cosiddetti nevrotici del nostro tempo, ve ne sono molti che in altre epoche non lo sarebbero stati, non sarebbero stati cioè in disaccordo con se stessi. Se fossero vissuti in un epoca, in un ambiente nel quale l’uomo, attraverso i miti era ancora in rapporto con il mondo ancestrale e quindi con la natura sperimentata realmente non vista solo dall’esterno, avrebbero potuto evitare questo disaccordo con se stessi. Oggi si vuol sentire parlare di grandi programmi politici ed economici, ossia proprio di quelle cose che hanno condotto i popoli ad impantanarsi nella situazione attuale. Ed ecco che uno viene a parlare di sogni e di mondo interiore, tutto ciò è ridicolo, che cosa crede di ottenere di fronte a un gigantesco programma economico, di fronte ai cosiddetti problemi della realtà? Ma io non parlo alle nazioni io mi rivolgo solo a pochi uomini. Se le cose grandi vanno male è solo perché i singoli individui vanno male, perché io stesso vado male. Perciò per essere ragionevole l’uomo dovrà cominciare con l’esaminare se stesso, e poiché l’autorità non riesce a dirmi più nulla, io ho bisogno di una conoscenza delle intimi radici del mio essere soggettivo. E' fin troppo chiaro che se il singolo non è realmente rinnovato nello spirito neppure la società può rinnovarsi, poiché essa consiste nella somma degli individui.

Nessun commento:

Posta un commento