lunedì 21 dicembre 2009

Il Quarto Mago

" Si avvicinava la primavera. La neve iniziava a sciogliersi …

Il Monaco stava seduto su una sedia bassa e guardava… guardava nutrendo la sua anima… e non ne aveva mai abbastanza. Sentiva in tutto il suo essere questo risveglio travolgente della natura che prendeva pure lui dandogli forze insospettate. ..
Adesso sedeva e riposava sotto i raggi tiepidi del sole… sonnecchio persino un po’. La notte che era appena passata aveva vegliato alla testa di un ragazzino che due genitori addolorati gli avevano portato la sera prima, avvolto in una coperta. Solo dieci primavere aveva vissuto e all’improvviso… era cadute molle, senza voce ed era entrato in uno stato che sembrava sonno; la respirazione si percepiva appena e non rispondeva più ai richiami preoccupati dei genitori. Quelli del villaggio hanno provato a trovargli una cura, ma non ci sono riusciti. E allora i genitori presero il bambino in una coperta, sulla schiena e così, con lacrime di dolore erano arrivati sù in montagna, alla grotta. Neanche sapevano bene come; ma qui era la loro ultima speranza. Il Monaco aveva guardato a lungo il ragazzino, accarezzò la sua testolina e poi, alzandosi e guardando verso i genitori domandò:
- Che parole di offesa avete pronunciato e con chi?
Tra i pianti la donna iniziò a dire qualcosa sulla gente del villaggio , alcuni malintesi; quelli avevano detto parole pesanti… e le parole hanno raggiunto il ragazzo. “ ma che colpa ne ha lui, che è ancora bambino e innocente; che soffriamo noi e che lui viva!”
L’uomo stava con la testa abbassata e non diceva niente, sembrava che macinava il suo dolore. Scuotendo la testa per rimprovero, il Monaco iniziò a dire con tristezza:
- Persone grandi che siete! … Il male delle parole non esisterebbe se non esistesse prima dentro l’uomo. Lì vive, mostrando verso i due, e da lì mostra i suoi denti. E spesso morde i più innocenti, più fragili, più puliti. Perché se mordesse voi neanche lo notereste; così soffrite per il bambino… magari capirete qualcosa.
Non siete voi quelli con cui ho parlato anni addietro , quando avevate litigato con dei vicini, e il tuo uomo si era fratturata la gamba; non è così, donna? Non avete capito niente e guarda dove siete arrivati. Adesso non è così facile… e se non farete come dirò…non so veramente che ne sarà del bambino!
- Perdonaci, Monaco e aiuta il piccolo! Faremo come dici!
- Il cielo e la gente devono perdonarvi, e adesso tornatevene nel villaggio. Lungo il cammino pregate per il ragazzo e per le vostre anime che Zamolxe vi aiuti e lumini. Poi fate bene a fare pace con il villaggio, con il vicino, lasciate gioia dove avete offeso… pregate per il perdono, per quelle fatte o non fatte, ma pensate, - con piccolo e grande fate pace…siate come buoni fratelli e non lasciate che pensiero o cattiva parola torni tra di voi.
Il ragazzo lasciatelo qui. Tornerà da solo quando tutto sarà buono da voi. Adesso andate!
E, lasciadoli con i loro pensieri si avvicino al ragazzo. Le ore della notte le ha passate in veglia silenziosa alla sua testa. La candela bruciava in un angolo con una luce calda e un piacevole odore… Il Monaco, con le braccia alzate verso il cielo, era come una statua della preghiera per la vita; a tratti abbassava le mani e li passava lentamente sopra il ragazzo, dalla testa verso i piedi, come se accarezzasse senza toccarli. Dopo tempo mise entrambe le mani sopra la tesa del bambino e stette così, con la testolina tra le mani, un tempo…non sapeva quanto, solo che tra le crepe dell’entrata iniziava a intravedersi la luce del mattino. Le guance del ragazzo si erano un po’ colorate e il respiro alleggerito mostrava un sonno tranquillizzante e profondo. Solo allora il Monaco si alzò e usci per dare il benvenuto al sole come ad ogni inizio di giornata. I primi raggi correvano già sulla volta celeste , annunciando il suo arrivo senza ritardo e spingendo da un lato le falde del buio.
Rivolto verso l’astro della luce e del calore della vita, ringraziò il Cielo per il ragazzo, poi si sedette sulla sedia bassa, appoggiato alla roccia, sotto il sole, per riposare.”


Tratto da " Il Quarto Mago" di Alessandra Dumitriu

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